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Aggiornato: 2 maggio 2025


E quel frustato celar si credette bassando 'l viso; ma poco li valse, ch'io dissi: <<O tu che l'occhio a terra gette, se le fazion che porti non son false, Venedico se' tu Caccianemico. Ma che ti mena a si` pungenti salse?>>. Ed elli a me: <<Mal volentier lo dico; ma sforzami la tua chiara favella, che mi fa sovvenir del mondo antico.

Ed ecco piangere e cantar s’udìe ‘Labïa mëa, Domine’ per modo tal, che diletto e doglia parturìe. «O dolce padre, che è quel ch’i’ odo?», comincia’ io; ed elli: «Ombre che vanno forse di lor dover solvendo il nodo». come i peregrin pensosi fanno, giugnendo per cammin gente non nota, che si volgono ad essa e non restanno,

Se i pie` si stanno, non stea tuo sermone>>. Ed elli a me: <<L'amor del bene, scemo del suo dover, quiritta si ristora; qui si ribatte il mal tardato remo. Ma perche' piu` aperto intendi ancora, volgi la mente a me, e prenderai alcun buon frutto di nostra dimora>>. <<Ne' creator ne' creatura mai>>, comincio` el, <<figliuol, fu sanza amore, o naturale o d'animo; e tu 'l sai.

porsi ver' lui le guance lagrimose: ivi mi fece tutto discoverto quel color che l'inferno mi nascose. Venimmo poi in sul lito diserto, che mai non vide navicar sue acque omo, che di tornar sia poscia esperto. Quivi mi cinse si` com'altrui piacque: oh maraviglia! che' qual elli scelse l'umile pianta, cotal si rinacque subitamente la` onde l'avelse. Purgatorio: Canto II

«Or discendiam qua giù nel cieco mondo», cominciò il poeta tutto smorto. «Io sarò primo, e tu sarai secondo». E io, che del color mi fui accorto, dissi: «Come verrò, se tu paventi che suoli al mio dubbiare esser conforto?». Ed elli a me: «L’angoscia de le genti che son qua giù, nel viso mi dipigne quella piet

ond’ elli: «Or ti conforta; ch’ei convene ch’i’ solva il mio dovere anzi ch’i’ mova: giustizia vuole e piet

Quando 'l maestro fu sovr'esso fermo, disse <<Chi fosti, che per tante punte soffi con sangue doloroso sermo?>>. Ed elli a noi: <<O anime che giunte siete a veder lo strazio disonesto c'ha le mie fronde si` da me disgiunte, raccoglietele al pie` del tristo cesto. I' fui de la citta` che nel Batista muto` il primo padrone; ond'ei per questo

Ed elli a me: <<Avante che la proda ti si lasci veder, tu sarai sazio: di tal disio convien che tu goda>>. Dopo cio` poco vid'io quello strazio far di costui a le fangose genti, che Dio ancor ne lodo e ne ringrazio. Tutti gridavano: <<A Filippo Argenti!>>; e 'l fiorentino spirito bizzarro in se' medesmo si volvea co' denti.

Ma se elli sará vero e buono medico di quelle anime, come erano questi gloriosi pastori, egli non dará unguento senza fuoco della reprensione. E se il membro fusse pure obstinato nel suo mal fare, el tagliará dalla congregazione, acciò che non imputridisca gli altri con la puzza del peccato mortale. Ma essi non fanno oggi cosí: anco fanno vista di non vedere.

Ond’ elli ancora: «Or : sarebbe il peggio per l’omo in terra, se non fosse cive?». «», rispuos’ io; «e qui ragion non cheggio». «E puot’ elli esser, se giù non si vive diversamente per diversi offici? Non, se ’l maestro vostro ben vi scrive».

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