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Aggiornato: 23 giugno 2025


Questo è uno debito il quale hanno ricevuto, cioè il tesoro del Sangue, dove essi sonno recreati a grazia. che vedi quanto essi sono piú obligati a rendere a me doppo la redempzione che inanzi la redempzione.

E voglio che tu sappi che nel cognoscimento, che essi hanno della virtú e del vizio, veggono troppo bene el bene che séguita doppo la virtú a l'uomo virtuoso, e la pena che séguita a quel che è giaciuto nella tenebre del peccato mortale.

E ciò che Io permecto a loro, ogni cosa hanno in debita reverenzia, come nel terzo stato de l'anima e unitivo Io ti feci menzione. Questi si reputano degni delle pene e scandali del mondo, e d'essere privati delle loro consolazioni proprie di qualunque cosa si sia. E come si reputano degni delle pene, cosí si reputano indegni del fructo che séguita a loro doppo la pena.

ANTIFILO. E come debbo crederlo? LARDONE. Ecco la risposta per testimonio che gli l'ho data. ANTIFILO. E perché non me la dái, o illustrissimo mio Lardone? LARDONE. E tu perché non mi dái la mancia, o eccellentissimo mio Antifilo? ANTIFILO. Te la darò doppo letta. LARDONE. Doppo che l'innamorato ha conseguito l'effetto con la sua amata, non si ragiona piú de' mezi. ANTIFILO. Che vorresti dunque?

Ma e' servi del mondo sonno percossi dentro e di fuore: e singularmente dentro, dal timore che essi hanno di non pèrdare quello che possegono, e da l'amore, desiderando quel che non possono avere. Tucte l'altre fadighe, che seguitano doppo queste due che sonno le principali, la lingua tua non sarebbe sufficiente a narrarle.

Doppo ca io avesse murí ciente vote e no una, na tale e quale comme a chelle ca vaie truvanno tu, int' 'a casa mia nun ce trase, nun ce trase e nun ce trase! Nu' strellate e nun accuminciammo a fa ll'opera mmiez' 'a strata! Ll'opera 'a vuo' fa tu, e nun fa abbedé ca mo te miette scuorno, famme stu piacere! Iatevenne 'a casa!... Mo' mme ne cacce pure? Io ve dico iatevenne 'a casa!

Ora hai veduto gli stati delle lagrime e la differenzia loro, secondo che è piaciuto a la mia veritá di satisfare al desiderio tuo. El secondo stato è di coloro che cominciano a conoscere i loro mali per la propria pena che lo' séguita doppo la colpa.

CECA. Come che non lo sapete? RITA. Dirotelo. Io mi maritai, son giá parecchi anni, e il signore nostro lo mandò in non so che sua bisogna forsi un mese doppo ch'io el tolsi; e, d'allora in qua, mai piú non l'ho veduto e temo ch'il sia piú tosto morto che no. Questo è el premio, sorella, che si acquista in servire i signori.

Amisi o per elezione o per destino, io per l'uno per l'altro posso amarvi; e tanto è amare alcuno contra la sua volontá e contro il tenor del Cielo, quanto camminar per un mar periglioso con venti contrari, senza sarte e senza vele, perché alfin doppo varie tempeste si truovi sommerso in un golfo di pene e de' suoi sproporzionati e disordinati desidèri...». O che parole magiche e funeste, o tirannia d'amor non mai piú intesa!

Però che, se egli non fusse stato infinito, non sarebbe restituita tucta l'umana generazione, passati i presenti gli avenire. Neanco l'uomo che offende, doppo l'offesa, non si potrebbe rilevare, se questo baptesmo del Sangue non vi fusse dato infinito, cioè che 'l fructo del Sangue fusse infinito.

Parola Del Giorno

fuligginosa

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