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Se bella fia reputata, chi dubita che essa subitamente non abbia molti amadori, de' quali alcuno con la sua bellezza, altri con la sua nobiltá, e tale con maravigliose lusinghe, e chi con doni, e quale con piacevolezza infestissimamente combatterá il non stabile animo? E quel, che molti disiderano, malagevolmente da alcuno si difende.

".... La tua vista spirituale si ripieghi sul tuo essere interiore. Domanda a te stesso se tu sei contento di te stesso. A qual esito sei giunto avendo per unica guida il tuo intelletto! Voi siete giovine, voi siete ricco, voi siete intelligente. Che avete fatto di tutti questi doni? Siete contento di voi e della vostra esistenza? No, l'aborro.

Il tabacco sarebbe dunque, per stesso, una preziosa sostanza: e non è certo sua colpa se gli uomini, abusando dei doni divini, ne hanno fatto uno strumento di malattia e, spesso, di morte.

Lo Spirito sancto gli serve, cioè l'affecto della mia caritá, la quale caritá lo' ministra e' doni e le grazie. Questo dolce servidore porta e arreca: arreca a me i penosi e dolci ed amorosi desidèri, e porta a loro el fructo della divina caritá delle loro fadighe ne l'anime loro, gustando e notricandosi della dolcezza della mia caritá.

Martino aveva imparato da Falcone a poggiare il muso sulle spalle della signora, a frugarle le tasche colla bocca, a dimostrare in diversi modi il piacere di vederla, e la riconoscenza dei doni ricevuti. Maria ne faceva l’elogio al maestro Zecchini, lo conduceva in scuderia a fare conoscenza col nuovo amico.

14 Come l'uom riparar debba agl'incanti mostra il libretto che costei gli diede: dove ne tratta o più dietro o più inanti, per rubrica e per indice si vede. Un altro don gli fece ancor, che quanti doni fur mai, di gran vantaggio eccede: e questo fu d'orribil suono un corno, che fa fugire ognun che l'ode intorno.

A lei guardavano, ed erano consolati: per lei imparavano a leggere, a scrivere, a conteggiare; e avevan libri, giocattoli, fiori, alberi di Natale scintillanti lumi e di doni. E cantavano i cori in cui si dice che la vita è bella. E ne ebbero gioia.

CINTIA. Non so s'io mi sia anco viva: ancor mi par esser preda della disperazione della morte o della volontá di morire; e avendovi, meno credo di avervi. ERASTO. O giorno pieno di tante gioie e di tante meraviglie, o cielo a me cortese di tanti doni, o fortuna che con tanti rivolgimenti ti sei traposta tra le nostre avventure!

Timaro, fa' portare a questa donna, a casa, un'altra soma di farina; e, se vuole ancor altro qui di casa, dálli quello che vuole. ARTEMONA. Oimè meschina! Vivrò mai tanto che mi sia concesso rendere in cambio di larghi doni, non parole, ma fatti? E forse tali che tu sempre cognosca tanto bene non aver fatto, se ben poverina, a donna ingrata.

E principalmente il rende a me, rendendo gloria e loda al nome mio; e retribuisce a me le grazie e i doni che vede e cognosce avere ricevuti da me. E a rende quello che si vede avere meritato, cognoscendo non essere; e l'essere suo, el quale ha, cognosce avere avuto per grazia da me; e ogni altra grazia, che ha ricevuta sopra l'essere, la retribuisce a me e non a .