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Mamma, mamma, interruppe Bruno, sempre inginocchiato innanzi alla contessa. Tu non comprendi? Come potrei spiegare a Gigi la mia partenza subitanea? Gli ho promesso di tornare! Spiegherò io. Scriverò io oggi stesso, promise Clara Dolores. Gli dirò che sono malata, che parto per una cura e che desidero averti con me. Scriverai anche tu la stessa cosa.

Il professore Salapolli che accompagnava Bruno in quei viaggi non vi si era mai abituato; gli mancava il pane dei vecchi libri; non era fatto per gli svaghi; e la contessa Clara Dolores lo interrogava troppo sovente intorno alla vita che il conte Fabiano menava a Parigi. L'ultima volta Bruno aveva incontrato sua madre a Vienna, e gli era parso che anche la casa di lei fosse aperta a mezzo mondo.

, mamma, rispose Brunello. Sono corso qui a salutarti, e ritornerò domani sul lago. Chi c'era in villa? domandò Clara Dolores. Nicla, suo marito, e la zia Amelia. Sempre? No. Ieri Gigi è tornato a Milano e ci ha lasciati soli. Stamane dev'essere tornato in campagna. Ma perchè mi domandi? Vi ha lasciati soli, ripetè la contessa. Esitava, quasi avesse qualche cosa di difficile a dire.

Mamma, io rimango! annunziò Bruno. Naturalmente! rispose Clara Dolores. Gigi la vide allontanarsi, rientrar nel crocchio, dare ordini ai domestici, sorridere agli amici, osservar che tutto fosse ben disposto: salire infine nella sua carrozza e guardarsi ancora in giro per l'ultima occhiata. Che brio! esclamò Gigi. Che grazia! È la sua vita! osservò Bruno.

Bruno crollò il capo ridendo e parlò d'altro. Ma gli parve molto strano che in quei giorni anche Clara Dolores gli tenesse parola del libro. Ella sapeva da tempo che il figlio aveva un'inclinazione spiccata per la letteratura e andava preparando la sua prima opera; e gliene chiese notizie. Nulla di buono, nulla di pronto, cara mamma! rispose. Io volevo dirti.... seguitò sua madre.

Non voleva che glielo portassero via, e s'avvinghiava alle balze che imprigionavano suo padre, e si lasciava trascinare a terra, dietro di lui. Clara Dolores sopravvenne in quel punto. S'incontrarono così, in anticamera, il conte che partiva per la casa dei pazzi, la contessa che giungeva da Vienna, leggiadra e impellicciata. Ella afferrò Bruno e lo trasse lungi, aiutata dal Salapolli.

Clara Dolores scosse il capo e aggiunse risolutamente: No. Nemmeno un'ora! Sareste perduti! Tu sei gi

Conduceva nello stesso tempo due intrighi, l'avventura piacevole e il matrimonio solido. Clara Dolores non aveva colpa alcuna. Libera, mal conosciuta e abbandonata dal conte Fabiano, aveva disposto del suo cuore come più le era piaciuto, certo con l'illusione di trovare in Duccio Massenti l'uomo fedele e degno.

, villa Florida. E la tua come si chiama? Villa Carlotta. È il nome della mia mamma. La mia mamma si chiama Clara Dolores. È un bel nome, osservò Nicla. E la tua mamma è bella? Credo, rispose Bruno. Anche tu sei bella. Nicla avvampò in viso. Non aveva mai udito da anima viva simili parole, e quantunque venissero da un fanciullo innocente, ne sentiva la molestia. Ora andiamo, disse Brunello.