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Ditegli, se ve ne chiede, che io lo ignoro. È un riguardo, che devo al duca mio cugino. Ve ne do parola. Io farò il possibile, lo giuro, onde non tenti in alcun modo turbare la pace di una donna, ch'egli deve rispettare. D'altronde è ammogliato; è un bene, credetelo, signor conte: così la duchessa in avvenire prover

«Il figlio! tu vuoi il figliuol mio? s'io te lo do, lo riporrai sano e salvo nelle braccia paterne?» «Spero.... almeno egli non morr

Don Diego, a sua volta, lo guardò negli occhi intrepidamente. Essi si squadrarono come due persone che vanno a battersi, cercando di pesarsi mutuamente, scandagliarsi, leggere l'uno nel pensiero dell'altro. Infine Don Lelio ruppe il silenzio. Siete voi ricco? dimandò egli. Sono un ciompo. Vi do allora otto giorni per trovarvi un altro posto.

Via, via, dissi, mettendomi in mezzo, lasciamo queste quistioni; non son giorni questi da bisticciarsi fra amici; bisogna andar tutti d'accordo, e gli uni dimenticare i torti degli altri, se ce ne sono. Stringetevi la mano subito, in presenza mia, o non do il becco d'un quattrino a nessun dei due. Si porsero la mano, ma senza toccarsela. Animo, stringetevela, dissi.

Do la mia parte di paradiso per voi. Siete mia, per dritto di guerra; non vi pensate di sfuggire la taglia. Vi par dura? Avete il torto. Un po' per uno a comandare; questa è l'uguaglianza. Eravamo noi i vassalli, noi i censuarii, soggetti a tributo, noi le mani morte, taglieggiabili a misericordia. Ora tutto è cangiato. Non ci son più signori. Repubblica, mi capite?

Arrotondo quella fronte con uno sforzo di fantasia, metto un po' di fosforo in quegli occhi, una toccatina a quel naso, alleggerisco quel collo; ed ecco l'Anna d'Austria della mia adolescenza, l'Anna d'Austria amata da Giorgio Villiers, duca di Buckingam, che fece tante sublimi sciocchezze per lei e a cui la vita fu interrotta da un colpo di pugnale, forse perchè non avesse a farne delle altre.

PRUDENZIO. Alzalo dunque a quel modo, ché volo ut tu discas che totiens quotiens... MALFATTO. Non ce vole venire, vedete. PRUDENZIO. Alla , che, quando te do a fare i latini, voglio che tu li facci meglio che se fussino in vernacula lingua. LUZIO. Oimè! oimè! oimè! oimè! MALFATTO. Non me date a io, che ve venga lo cancaro! LUZIO. Oimè! oimè! Dio mio! MALFATTO. Oh potta del diavolo!

Nelle temporali tocca agli uomini del mondo, che vivono con alcuno acto di virtú, mentre che hanno la prosperitá; e sopravenendo la tribulazione, la quale Io do per loro bene, si conturbano in quel poco del bene che adoperavano.

Ma quando alla mattina si alzò stanca, quasi esausta dalla lunga lotta, corse subito in camera dalla mamma, che era sempre a letto e gettandole le braccia al collo e piangendo le disse: Vedi, mamma, quel giovanotto che abita di faccia a noi, mi ha gettato dalla finestra nella mia stanza questa lettera.... ma io la a te....

Io, per esempio, disse il Collini, che cominciava a stizzirsi di tanti preamboli, non ne so ancor nulla, ed e per questo che vi dugento lire al mese. Via, non si scaldi! rispose il Bello, arrossendo un poco; le dirò tutto quello che so. Gli è fino dell'anno scorso che se ne parla. È un disegno nato nel cervello di parecchi popolani. E non vi sono capi?