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Aggiornato: 21 luglio 2025
L'incendio è passato tanto oltre che mi pasco del suo disamare: di' liberamente. LECCARDO. Vedi questi segni e le lividure? DON FLAMINIO. Tu stai malconcio: chi fu quel crudelaccio? LECCARDO. La tua Carizia me l'ha fatte. DON FLAMINIO. Mia? perché dici «mia», se non vuoi dir «nemica»? Ma pur com'è passato il fatto?
Il professore, serio, colle dita sprofondate nel suo barbone, guardava fissamente la madre come per leggerle sul viso ciò ch'ella pensava. Poi ad un tratto: Potendolo fare! disse a mezza voce. Potendolo.... sicuro! Potendolo, professor mio! Ma è tanto facile. Che cosa chiede quella poveretta? Ve lo dissi prima. S'accontenterebbe persino di un posto di cameriera.... E tu, mamma, che dici?
Voi sapete: venti. No, io non so, perchè i tuoi li misurai dall'angoscia, e questa degli anni fa secoli! Dici venti, e sar
Io cominciai: <<Poeta che mi guidi, guarda la mia virtu` s'ell'e` possente, prima ch'a l'alto passo tu mi fidi. Tu dici che di Silvio il parente, corruttibile ancora, ad immortale secolo ando`, e fu sensibilmente. Pero`, se l'avversario d'ogne male cortese i fu, pensando l'alto effetto ch'uscir dovea di lui e 'l chi e 'l quale,
E pensò annoiata che si trattava forse ancora di Duccio, il quale aveva scritto, o stava per tornare, o chiedeva di giustificarsi; e la battaglia sarebbe stata rude. Ma Carlotta aspettò che Nicla fosse seduta e che il domestico, posto in tavola i vassoi e mesciuto il cioccolatte, se ne fosse andato; e finalmente riprese: Il conte Traldi è scappato! Che dici? esclamò Nicla, sorgendo in piedi.
RUFINO. Perché, oggidí, non si trova amico se non finto e a pena ve lli prestaranno sul pegno, non ch'altro. CURZIO. Tu dici el vero; ma la necessitá mi sforza de andar alla mercé loro. Ma dimmi un poco: dove dici tu che ti aspettará colei? RUFINO. Ve l'ho pur detto: in casa di Filippa. CURZIO. Orsú!
AP. Tu dici che cotesto si può fare? FR. Perchè no? Essendo la natura uguale. AP. Puoilo tu provare per esempio? FR. Sì, con uno posto delle sacre lettere.
Magnifici messeri, disse Bernardo inchinandosi, nell'atto di deporre il vassoio in mezzo alla tavola, temevo non aveste a spazientirvi e a prendere in uggia l'Altino.... In uggia? che diavol dici? in uggia questo paradiso terrestre? Io ci ho succhiato una dozzina di olive indolcite, e stavo per isfogliarci un carciofo, davanti a questa bella veduta. Un po' chiusa.... notò timidamente l'ostiere.
Te lo ha cantato Orazio, che la sapeva lunga: Omnes eodem cogimur; andiamo tutti ad una meta. Tu vuoi consolarmi, notò Ariberti, e dici quel che non pensi.
Che diritti ha su di te, perchè tu non possa muoverti senza il suo beneplacito? Io non so chi sia, colui.... È un libertino che ti ha sedotta; e io devo aspettarlo qui, per chiedergli il permesso di riprendere mia figlia? Che cosa dici, pazza? Per la durezza di quelle parole, per la stretta nella quale sentiva preso il braccio, per le offese lanciate a lei e al suo amante, Loredana proruppe.
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