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Ma come? ci trovo delle parole, non so.... Prima che vadano a girare prosaicamente tra le gambe delle lavatrici di Cornigliano, peschiamoli e leggiamo, signora marchesa. Sono note? sono frammenti di un libro? Che diamine?... Senza commenti, proviamo a incominciare.

L'accompagno io, diamine disse il professore. Ma è meglio aspettare ancora... è meglio che si rinfranchi di più... E poi... Di fuori s'udiva il sordo mormorio ch'è proprio della folla la quale speri d'esser finalmente ricompensata d'una lunga attesa. Lo portano via sussurrò uno dei camerieri.

Ah, per l'anima di!.... gridò il Picchiasodo, che non sapeva più in nome di chi bestemmiare con frutto. Birbe matricolate! La mia bombarda! La regina delle bombarde! Vedete un po'! E stamane, poi, proprio stamane! Ma che diamine avete voi fatto? Forse nel trarla quassù l'avreste lasciata ruzzolare pei sassi?

Bruto si mise cordialmente a ridere e porse al caro amico un grosso abbraccio. Mi rallegro teco, riprese il primo con effusione di cuore. Tu stai bene dove sei, ed io ti ci sosterrò. Diamine! vorrei vedere che tu mi abbandonassi, il mio caro piloto. Sono impaziente di vederti salire sulla mia nave, colla quale sfideremo le tempeste dei venti retrogradi. Son con te in vita e in morte.

Ho detto una sciocchezza e me ne pento. Ma perchè, diamine, la m'è venuta alle labbra? Amo io, dopo tutto, la signora Giselda? È bella, ne convengo, è cortese con me come lo è con tutti coloro che frequentano la sua casa; ed è per questo che si sta tanto volentieri presso di lei. Ma se io fossi innamorato, mi sembra che a quest'ora sarei felice, o sarei morto senz'altro.

Le belle signore di Modena son tutte in grande fermento, per la riapertura del teatro. Diamine! esclamò Gino. E perchè si riapre il teatro?

Ma non c'era verso che lo spettacolo mutasse: egli era proprio sul pianerottolo, e presso al suo capo era l'uscio di casa. Che diamine!... esclamò egli allora, cercando di richiamare i suoi pensieri a capitolo, come tanti canonici. E i pensieri vennero, e il nostro Michele allora si risovvenne di tutto, e perfino della corda del campanello ch'egli aveva inutilmente cercata.

Lo gettò sul letto in modo abbastanza ruvido; ma il sonno dell'ubbriaco era ormai così profondo ch'egli non se ne risentì per nulla. Drollino sedette appiè del letto, e rimase desto per tutta la notte, vegliando Battista. Era giorno fatto quando il cameriere si risentì; girò attorno gli sguardi, attonito di trovarsi , in camera di Drollino. Cosa diamine? chiese.

Il conte Fiesco cascava dalle nuvole: cascava, cascava, e non toccava mai terra. Che diamine vorr

Carlo Semprissimo. Fifì Mi vuoi bene più di otto giorni fa? Carlo Più di otto giorni fa. Fifì Più di ieri sera? Carlo Più di ieri sera. Fifì Carlo Più di stamane. Fifì Più di domani? Carlo Più di domani. Fifì Oh!? Carlo Cioè, no!... Vedi che mi fai dire? Oggi, meno di domani, domani più di oggi. Che diamine! Sono cose che si capiscono. Fifì Ora va bene, ora va bene. CARLO solo. Poi FRANCESCO.