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Aggiornato: 13 giugno 2025


In una delle più intime stanze della Villa Paradiso, disteso sovra un candido letto, il pallido volto abbandonato ai guanciali, giace l'amante di Fidelia assopito da un letargo affannoso. Al lato dell'infermo, in atteggiamento di profonda mestizia, sta assiso il Levita che porta il nome di fratello Consolatore.

Ernesta tremava da capo a' piedi; guardò il volto pallido del marito, ed alla povera luce che vi batteva sopra vide due lagrime uscire lentamente di sotto alla benda nera; allora sentì sciogliersi i nodi che la trattenevano, si fece innanzi, prese una mano dell'infermo e la strinse fra le sue. Non trovò parole. Leonardo si scosse.... sorrise. Ernesta! disse poco dopo. Non disse altro.

Ripreso il discorso col maggiordomo, si accordarono intorno ai modi di rimanere alla villa, finchè il malato fosse in grado di ritornare a casa; e fu stabilito che donna Vincenzina e Massimo avrebbero occupato il quartierino a terreno nell'angolo verso il boschetto delle magnolie, don Andreino avrebbe piantato un letto da campo nella sala del biliardo per esser pronto alle chiamate dell'infermo: per la cucina, l'albergo avrebbe provveduto nel miglior modo e col minore disturbo dei signori.

Tutti uscirono dalla stanza ad eccezione della donna. Questa si appressò tremando al letto dell'infermo. La luce melanconica della lampada azzurra, rischiarando il pallido volto, lo abbelliva di una tristezza funerea. L'Immolata, al vedere quelle sembianze, potè a stento reprimere un grido.

Così fantasticava Ernesta; e un sorriso dolcissimo, che s'indovinava sulle labbra dell'infermo, diceva che così pure fantasticava Leonardo. Dal di fuori, attraverso le imposte serrate, giungeva talvolta affievolita la nota dello stornello, unica voce dell'immensa natura.

In presenza dell'infermo la nuova diagnosi non si allontanò di molto da quella del dottor russo; il fenomeno si poteva interpretare come una interruzione momentanea dell'azione visiva prodotta da coaguli sanguigni.

Oh! mi sovvengo riprese l'Albani contemplando con espressione di viva riconoscenza e di affetto il bel volto della donna; mi sovvengo di tutto... Eppure, in quella notte gli ardori del mio labbro furono ammorzati!... Ti rammenti di qual maniera? chiese Glicinia sollevandosi e affiggendo amorosamente la bocca a quella dell'infermo.

Il vescovado fu sossopra. Tutti i giornali d'Italia recavano i bollettini della salute dell'infermo, il paese era agitato.

Ma il volto dell'infermo, prima coperto d'un terreo pallore, appariva acceso di una vampa febbrile; e al sollevarsi continuo delle lenzuola si vedeva quasi il violento pulsar del suo cuore. In un corpo men logoro dall'et

A quelle parole il volto dell'infermo si colorò leggermente, e gli balenarono gli occhi. Il Mattei, che le aveva pronunziate voltandosi a lui, si fece al capezzale e gli strinse affettuosamente la mano. Anzitutto, diss'egli, qui bisogna mutar registro addirittura. Che debbo fare? chiese il Vitali. Ha Ella qui in sua casa una persona fidata? , il mio maggiordomo. Bisogner

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