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Aggiornato: 2 maggio 2025
«Un giorno, nel 1834, un uomo mi venne innanzi richiedendomi d'ajuto fraterno. Era un proscritto, proscritto da vent'anni, e aveva bevuto a lenti sorsi tutto quanto il calice amaro che l'esilio versa sui poveri e soli. L'avevano sospinto da Berna a Ginevra, da Ginevra in Francia. La Francia lo aveva respinto, perch'ei mancava di carte regolari. Avea ricorso il paese a piedi e trovato un rifugio in Berna dove alcuni Italiani prendevano cura di lui. Fu riconsegnato ai gendarmi e respinto su Ginevra. L
E pur troppo il dolore della Ginevra fu tale e lo sarebbe stato, quando pure avesse avuta qualche promessa d'ajuto.
Parlo del rifiuto dato alle domande d'ajuto contro l'Austria, indirizzate dal vostro Governo al Governo francese; rifiuto dal quale voi e il vostro collega Lamarmora avete desunto che: le repubbliche ebbero sempre una politica egoista, e che voi dovete allearvi all'impero.
Compiano la Lombardia e il Piemonte il debito loro. Roma e l'Italia non falliranno all'impresa. Il 24, i membri detti della Montagna nella Costituente Francese scrissero un indirizzo di congratulazione fraterna e promessa d'ajuto alla Costituente romana.
Certamente! ne so anzi più di voi, cavaliere. Camilla taceva; che la principessa le sembrava giovane da non aver bisogno d'ajuto. Che volete dire, donna Maria? chiese il cavaliere di Malta alquanto accigliato. Molte cose ho a dirvi: sedete, e tutto vi narrerò. Il conte obbedì; gli sembrava non poter far altro. Sedette tra donna Maria e Camilla.
Una domenica dell'aprile 1821, io passeggiava, giovanetto, con mia madre e un vecchio amico della famiglia, Andrea Gambini, in Genova, nella Strada Nuova. L'insurrezione Piemontese era in quei giorni stata soffocata dal tradimento, dalla fiacchezza dei Capi e dall'Austria. Gli insorti s'affollavano, cercando salute al mare, in Genova, poveri di mezzi, erranti in cerca d'ajuto per recarsi nella Spagna dove la Rivoluzione era tuttavia trionfante. I più erano confinati in Sampierdarena aspettandovi la possibilit
Come il lettore ben sa, era il Baglione tra' più facoltosi e potenti signori della Romagna, e per l'ajuto di Francia, era possibile avesse a salire più alto ancora, e il Bentivoglio, per quanto cogli ambiziosi desiderj girasse lo sguardo fra tutte le teste coronate d'Italia e fuori, non avea però mai trovato un personaggio migliore del Baglione con cui collocare la propria figlia, e collocarla in modo, che potesse esser d'ajuto a lui medesimo.
Ben vi pose mente Alpinolo, il quale pur troppo accorgendosi di non poter essere per nulla d'ajuto alla Margherita, si spinse addosso allo sconosciuto, gridando: Lascia, lascia!» Questi non rimase ad aspettarlo, ma via spronò pei tortuosi chiassuoli di col
Voi avete la salute del paese in pugno: se un giorno mai v'accorgeste della triste parte che fate in Europa, e volete far opera degna, pensate a me; a quel tanto d'ajuto ch'io posso portarvi; ditemi: «Siate con noi il tal giorno» io vi sarò. Se persistete nella vergognosa apatia, Dio vi perdoni, io non lo posso. Ma non v'irriterò più con lettere, dirò il vero agli ignoti. Addio.
Il 21, le nuove correvano migliori. E dal conte Enrico Martini, viaggiator faccendiere dei moderati, fu affacciata agli uomini del municipio milanese e del consiglio di guerra la prima proposta d'ajuto regio a patti di dedizione assoluta e della formazione d'un governo provvisorio che ne stendesse profferta: vergogna eterna di cortigiani che nati d'Italia trafficavano per una corona sul sangue dei generosi ai quali era bello il morir per la patria, mentre il Martini diceva al Cattaneo: Sa ella che non accade tutti i giorni di poter prestare servigi di questa fatta ad un re? Ad un re? L'ultimo degli operaî, che lietamente combattevano tra le barricate per la bandiera d'Italia e senza chiedersi a quali uomini gioverebbe poi la vittoria, valea più assai innanzi a Dio e varr
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