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Aggiornato: 5 giugno 2025


Bisognava pensarci prima! rispose risoluto. Che tu non credessi io fossi uno di questi vagheggini imbecilli, che voialtre donne del bel mondo burlate a piacer vostro e cuoprite di ridicolo.... Enrica, io sono pronto a dare per te tutto il mio sangue, a goccia a goccia; sono pronto, se occorre, a seppellirmi vivo, a entrare in una tomba con te, per sfuggire ogni contrariet

Morire, prima che veder un duello tra voi e vostro cugino. Non chiamate colui mio cugino! Oh indegno! Come suo padre era destinato a versar l'onta, il disonore sulla nostra famiglia. Onta! Disonore! In che cosa vi ha disonorato? Se io vi credessi, ciò non tarderebbe. Voi mi offendete.... Sono pronta a dimenticare un uomo, che ora non devo più amare, a non più rivederlo, ed è così che mi parlate?

Credessi, o non, credessi, impara che non ist

Egli aveva gli occhi, nel dir ciò, pieni di lagrime: Perdonami, sai; in questo sono sempre un ragazzo. Ma guai, guai per me se ora non credessi che il tuo amore durer

GHERARDO. Fabrizio. CLEMENZIA. S'io 'l credessi, ti darei un bacio. GHERARDO. che la gioia è bella! Famel piú presto dare a Lelia. CLEMENZIA. Io vo' correre a dirglielo. GHERARDO. Ed io a darne un follo a quella sciagurata che l'ha lasciata partire. PASQUELLA fante, sola. Uh trista a me! Io ho avuta fatta la paura ch'io son uscita fuor di casa.

«Per ora è bene che tu sappiacontinuava Candiano, «che il mio palazzo è in canal grande, che in Venezia vi son molti luoghi remoti per ribattere un'ingiuria, se mai tu ti credessi offeso, e che a me non pesano ancora i miei sessantasette anni. In quanto alla famiglia del povero Tritto ci provvederò io medesimo.....» E senza più altro si tolse di l

Sentite, Clara, io sono il più saggio, fra i due, e invece vi sembro il più scortese e il più crudele. Clara, restiamo amici, non tentiamo la Provvidenza, non prepariamoci un avvenire di amarissime delusioni. Guai, se vi credessi! Mi crederete e sorrise, fiduciosissima di e dell'amore. Io non vi vedrò più! gridò lui, sentendo sfuggirgli l'estremo suo lembo di coraggio. Perchè, Giovanni?

Quando fui solo, ricordando Raimondo e i nostri anni di collegio, fui tratto a pensare ad Eugenio. Egli si era recato da qualche anno a Roma per perfezionarsi nell'arte del disegno, e vi aveva fama di buon pittore. Gli scrissi una lunga lettera e gli palesai, come la fantasia me lo raffigurava, lo stato dell'anima di Raimondo, i suoi dubbii, le sue ansie. Ma non osai dirgli come io lo credessi tanto mutato da essere fatto insensibile all'affetto; non osai dirgli, e non osavo dirlo a me stesso, come io riputassi affievolita d'assai nel suo cuore quell'amicizia che gi

E voi altre due potrete dire d'essere le sole a questo mondo che hanno potuto sentire da me parole simili. Io che non ho mai chiesto perdono neppur a mia madre. Si è vero. Io non so quel che sia accaduto di me. Ero pazzo! Era orgoglio! Ah, se credessi agli incantesimi, direi che la mi aveva stregato. Io la odiavo e pur non potevo staccarmi da lei. Elisa perdonami. Non ti chiedo più.

E mancò poco che io non mi credessi un altro uomo, con altre passioni, con altro corpo, con altre idee ma non con altro cuore; avvegnacchè io lo sentissi palpitare colla stessa misura, e comprendessi istintivamente che io serbava la stessa essenza perchè serbava lo stesso cuore. Lo stesso cuore!

Parola Del Giorno

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