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Aggiornato: 24 giugno 2025


Varie ragioni spinsero Napoleone I a realizzare compiutamente quel sogno dell'invidia che si chiama eguaglianza. Il borghese arrivato vedeva necessariamente negli stati privilegiati del tempo antico i suoi nemici irreconciliabili. Nei momenti di debolezza si sentiva piacevolmente lusingato, quando un cortigiano gli parlava dell'antichissima nobilt

Aveva l'aria d'un cortigiano aspirante che facesse la sua pratica nell'etichetta di corte. Quando lo conobbi mi fu antipatico. Quando l'udii parlare, il suo accento straniero e la sua voce sopra tutto la sua voce finì di rendermelo repulsivo. Era una vocina di testa, con una nota cavernosa nel naso, che ad ogni tratto risuonava come una corda spezzata.

Onesta considerazioni mastro Bernardo le faceva ad alta voce, in quella che spicciava le sue faccende. Il Maso, che tornava in quel punto da apparecchiare la tavola, lo intese e da buon cortigiano entrò a dire la sua.

Il cortigiano, per non far peggio, sorrise come estatico all'arguzia del motto. Il Vicerè blandito, prendendo una penna stava per firmare senz'altro la proposta del vicario; ma si fermò: Per Santo Yago! ella è cosa da nulla firmare uma sentenza di morte? Tra firmarla, e patirla una tal quale differenza ha da essere. Passare di un tratto da un mondo dove risplende così luminoso il raggio del sole, ad un altro dove la cosa più chiara, che io possa comprendere, è un buio eterno... parmi un brutto passaggio in verit

Questa considerazione non l'avete fatta anche voi, signor conte? Un caso; rispose il Fiesco; un caso e non altro. Fernando aveva manifestato il desiderio di accompagnare suo padre. Era un ragazzo studioso, per l'indole sua meno adatto alla vita del cortigiano.

Il vile cortigiano espose a Luchino di punto in punto tutta la sua involtura e l'iniqua trama, mettendo nel racconto la furfantesca soddisfazione che gli scaltriti usano nel narrare come trappolarono un semplice ed innocente. Luchino gli attendeva colla severit

In questo tempo la regina Costanza, chiamata da Pietro, fin quando pattuivasi il duello perchè restasse al governo in Sicilia, era venuta di Catalogna in Palermo co' minori figliuoli suoi, Giacomo, Federigo, e Iolanda ; seco recando cortigiano o consigliero quel Giovanni di Procida, che sulle memorie degne di maggior fede or la prima volta appar venuto in Sicilia, più se ne facea menzione dopo quegli antichi disegni tra esso, Loria, ed il re . Vedendo dunque la figlia di Manfredi, e i giovanetti principi di vago e nobil sembiante, la moltitudine esultava e plaudiva; soddisfatta alsì dalle novit

Il ministro e il conte Jacopo erano nemici da lunga mano, sotto le apparenze dell'ossequio cortigiano, ed egli lo sapeva, ne aveva veduti gli effetti. La sentenza per cui egli era stato mandato a confine, più che a punir lui, non era diretta a ferire suo padre?

La carrozza aspettava, e poco dopo, salutati i Pradini, si ripartiva per Modena. Il conte Jacopo era taciturno, ma calmo, come se nulla fosse avvenuto. La maschera si era rifatta umana, scegliendo per altro, fra tutte le espressioni possibili, quella del sorriso cortigiano. Era del resto l'espressione consueta del conte Jacopo, e Gino ne rimase ingannato.

Egli diventa pallido dallo sdegno e sfoga la propria collera sul malaugurato cortigiano, sugli oggetti che lo circondano, su certi vasi preziosi, d'immenso valore, su certi ninnoli, che si trovano sui tavoli di marmo; getta tutto a terra, spezza, frantuma, rovina. Egli vuole cingere la corona imperiale? domanda. No. L'ha offerta al vecchio senatore Sulpicio Galba, governatore della Spagna.

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