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Aggiornato: 31 maggio 2025
Rimasero così un gran pezzo in silenzio, nel segreto di quell'ombra in cui il vento che fuggiva tra gli alberi recava il profumo dei fiori misto all'umido odor del lago che ciangottava contro la ghiaia della riva vicina. Egli avrebbe voluto dire molte cose: ma una stretta convulsa gli serrava la voce nel petto pieno di dolori nervosi. Tremava tutto, agitando le mani sottili e bianche con cui cercava d'invocare piet
La sua mano brancicava convulsa sulla scrivania quelle carte, quasi fossero fango; e non se ne poteva staccare. Ed io avevo preso quella mano, e l'avevo serrata forte nelle mie. «Perdonami!» avevo singhiozzato. Ed ero fuggito.
Ma quando vide com'erano scritti i cinque versi e quale inesprimibile amore dicevano, mi guardò fiso con lo stesso scuro fuoco del giorno innanzi, mi strinse le mani con la stessa energia convulsa, senza potere articolar parola.
La mia mano sicura nel vergare le altre, diventava convulsa e tremante allorchè mi accingeva a scrivere questa. Ora le aste erano troppo convergenti, ora troppo divergenti; ora formavano un V diritto, ora un /\ capovolto; non poteva tracciare in nessun modo la curva, e spesso non riusciva che a formare una linea serpeggiante e confusa.
Il Conte atterrito lascia le tende, ma Guido lo arriva con uno slancio... lo ghermisce per le chiome incanutite nel delitto. Il Conte apre la bocca con una contrazione convulsa... prega egli, o minaccia? Invano: il ferro fulminando gli squarcia la gola, gli rompe le arterie, e così profondo gli penetra nel petto, che non può profferire la parola.
Ma io devo parlare ad uno di loro... Poi, dopo un momento: Datemi l'occorrente per iscrivere; è necessario. Il servo, benchè sorpreso, obbedì; la fece entrare in una stanza terrena, ove Gabriella trovò su d'uno scrittojo quanto chiedeva. Tracciò con mano convulsa poche linee. Le suggellò, indi consegnò il foglio al servo.
Assassino! Assassino!... Che cos'hai fatto?! continuava a ripetere la Nena, con voce rotta, convulsa, così dappresso ch'egli si sentiva bruciare la faccia da quell'alito caldo. A me, sai, non si può darla ad intendere. A me non puoi venire a dirle le tue menzogne.
Quando rientrai nella stanza di Giuliana, ella era ancora sotto l'azione dell'anestetico, senza conoscenza, senza parola: ancora simile a una morente. Mia madre era ancora pallidissima e convulsa. Ma pareva che l'operazione fosse riuscita bene; i dottori parevano soddisfatti. L'odore del jodoformio impregnava l'aria.
Il nuovo venuto gira lentissimamente intorno lo sguardo, poi aggronda e dice: Quante morbidezze! A quella voce la donna si volge, gitta forte un grido, e retrocedendo fino al davanzale e tutta rannicchiandosi nella persona, convulsa e tremante sclama: Ildebrando! All'esclamazione di entrambi succede un momento di silenzio. Finalmente l'uomo soggiunse: Per lo appunto, Ildebrando.
In questa trentina d’anni, quanti ne correvano dal precipitoso abbandono di Palermo alla morte, fu una successione tumultuosa, convulsa di avventure, che sfuggono anche al più diligente indagatore.
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