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Aggiornato: 9 giugno 2025
I discorsi che si facevano erano noiosissimi. I condannati non si occupano che di pane, di reclusori, di regolamenti, di minestra, di punizioni, di guardie buone e cattive e di direttori con o senza peli sullo stomaco. Per me, erano però discorsi utilissimi. Perchè mi rivelavano la vita intima del detenuto. Il mio vis-
La signora lo presentò al cardinale, come l'avvocato che aveva strenuamente difesi i due condannati a morte dalla Sacra Consulta, poi espose con tutto il calore la domanda, ch'essa medesima gli faceva in nome di lui.
Così il risultato della votazione fu di sette sì e cinque no. Monti e Tognetti furono condannati a morte alla maggioranza di sette voci su dodici. Un voto contrario di meno li avrebbe salvati. Essi furono dunque dannati all'ultimo supplizio in forza di un solo voto, che fece traboccare la bilancia in loro danno.
Quel foglio era la sentenza, colla quale due giorni innanzi il Tribunale Supremo della Sacra Consulta aveva condannati a morte Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti.
Mentre scrivo luglio 1894 sette mesi sono trascorsi dal giorno della proclamazione dello Stato di assedio, l'ordine non è stato menomamente turbato e le prigioni d'Italia rigurgitano ancora di prigionieri siciliani, e a Favignana, Pantelleria, Lampedusa, Ponza, Ustica, Lipari, Tremiti, Porto Ercole, ecc., si contano a centinaia i cittadini condannati a domicilio coatto senza alcun processo e spessissimo senza che mai per lo passato abbiano avuto da fare colla giustizia e colla polizia.
Bruto e Catone sulla terrazza pigliavano tabacco sorridendo. Sono essi? disse Catone nel vedere i due legati a non molta distanza. Sì, sono essi: possiamo dirci fortunati; scena così bella chi sa se vedremo più mai? Io credo che Nerone e Caligola dall'alto dell'anfiteatro non abbian veduto così strano spettacolo. Allora erano le tigri che si slanciavano sopra i condannati, adesso la plebe.
Lo cercò, lo raccolse, era un sassetto al quale era ravvolto e legato con un filo un pezzetto di carta. Slegò e svolse quella carta, e vi trovò scritte in un brutto carattere, e con pessima ortografia queste sole parole: «Monti e Tognetti sono stati condannati a morte.» Corse ad affacciarsi al parapetto e guardò di fuori.
Gran parte e i più pericolosi in questo genere sono stati allontanati, sia perchè condannati, sia perchè a domicilio coatto...»
Un lampo di vita passò dinanzi agli occhi di Giacomo, e la sua testa si sollevò a guisa della cima del pioppo quando è passato il turbine. Dalla carrozza scese l'illustrissimo signor Ventura, il quale presentatosi al cospetto dei condannati, trasse una carta dal seno, e favellò: Don Bernardo Cènci, nostro Signore vi fa grazia della vita.
I conti Confalonieri e Pallavicini, il barone Arese, Gaetano Castillia, il Borsieri e il Tonelli furono condannati a morte per crimine di alto tradimento.
Parola Del Giorno
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