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Aggiornato: 24 maggio 2025
Ebbe altresì sfracellata la destra in cotesto combattimento il Giorgeri di Massa o di Carrara, leggiadro di volto, di persona grande e di cuore anco più; mentr'egli afferrata la baionetta di un soldato francese lotta con lui, questi gli spara a brucia pelo il moschetto contro, donde gli venne lacera la mano: come a Dio piacque guariva ma per incappare in ventura peggiore; rimasto a Roma i tribunali del mite Pontefice lo condannarono in galera a vita per avere, così dichiarava la Sentenza, contribuito moralmente alla morte di certi perfidissimi, i quali comecchè italiani furono colti fuori di Roma a tendere agguati per trucidare italiani: corse voce fossero gesuiti; il popolo inferocito avventatosi li scannò e gittò nel fiume, il Giorgieri desideroso di salvarli, trovandosi separato da loro da molta mano di popolo, tentava fendere la folla, ma gli tornò ogni sforzo invano: fu avvertito in quell'atto, che interpretato poi dai giudici cortesi eccitamento alla strage gli fruttava la galera a vita: adesso, se male non mi appongo, regge non so quale comando di piazza.
Ma che tarda il Rosselli? Se arriva in tempo questo combattimento non si risolver
Il giorno 8 di giugno, dopo un accanito combattimento di tre ore i francesi sloggiarono gli austriaci, comandati dal Principe di Sassonia ed occuparono Melegnano. Il giorno 10 gli austriaci sgombrando Lodi batterono in piena ritirata sulla sinistra dell'Oglio. Il giorno 16 occupate forti posizioni dietro il Chiese attesero di piè fermo gli alleati.
Le tendenze difensive diffuse nell'arma di cavalleria a motivo della importanza crescente del combattimento a fuoco avevano accentuato nella pratica degli esercizi l'impiego delle colonne vuote di dentro e dei quadrati.
«Le cose furono intese appuntino, ed il giorno dopo doveva aver luogo il combattimento. Appena calmato un poco il bollore del sangue, nel signor Carlo era tosto entrato gi
Un breve ma eloquente manifesto del Regio Commissario Emilio Visconti-Venosta che diceva: «Varesini, Voi foste i primi a salutare la bandiera tricolore in Lombardia, Voi sarete i primi a difenderla» vi aveva preparato gli animi ad accoglierlo degnamente e al mattino seguente infatti sullo scoccare delle otto il nemico appariva innanzi a Belforte e il combattimento incominciò.
Lorenzo sollecito avea dato innanzi di un passo, e la lama del Montalto, non potendo andare più oltre a cercargli il petto, gli offese con la punta il dosso della mano; e siccome ambedue avevano voluto tirar senza guanto, si vide sulla mano di Lorenzo qualche goccia di sangue. Il mastro di combattimento fu sollecito a fermarli, ed egli coll'Assereto e i due medici si fecero a guardar la ferita.
Chiuso però il gran cancello, che metteva nell'interno del forte, il procedere avanti divenne impossibile, e ripigliato coraggio, i Borbonici grandinarono sui cinquanta eroi tale una furia di palle, da uccidere la maggior parte, e metter quasi tutti i restanti fuori di combattimento.
Ed ora torniamo al nostro racconto. Abbiamo lasciato Lorenzo Salvani che si recava al suo posto di combattimento, sulle otto di sera, in una viottola del sentiero di Prè. Dove si legge come andasse a finire l'impresa di Lorenzo Salvani.
Si era conservato su questo affare il più grande secreto. Prima dunque di giungere a Porta Nolana si separarono per non farsi osservare insieme. Si prendevano queste precauzioni onde mettersi al coperto dalle conseguenze del combattimento, nel quale uno per lo meno doveva soccombere.
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