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Aggiornato: 26 maggio 2025
Impadronitosi del poggetto di Belforte annunziò con alcuni razzi il suo attacco, muovendo simultaneamente contro la sinistra e il centro garibaldino; ma questi non si mossero ed attesero, come Garibaldi aveva ordinato, a mezzo tiro il nemico e con pochi colpi ben assestati l'arrestarono di botto. Ad un secondo e più gagliardo attacco, i garibaldini usarono la medesima tattica.
Un breve ma eloquente manifesto del Regio Commissario Emilio Visconti-Venosta che diceva: «Varesini, Voi foste i primi a salutare la bandiera tricolore in Lombardia, Voi sarete i primi a difenderla» vi aveva preparato gli animi ad accoglierlo degnamente e al mattino seguente infatti sullo scoccare delle otto il nemico appariva innanzi a Belforte e il combattimento incominciò.
Quel giorno stesso fu segnalato da un gravissimo disastro naturale, perché di doppio danno avesse a piangere la Valtellina. Vuole la tradizione che un antichissimo scoscendimento di montagna abbia coperto Belforte sul cui cadavere s'eresse Piuro, grossa terra posta a quattro miglia da Chiavenna, nella valle che mena alla Pregalia.
Infatti appena il nemico fu presso la barricata della gran strada di Como, e spuntò al centro sulle alture di Boscaccio, Medici con una brillante carica alla baionetta di fronte, e Cosenz con un abile contrattacco di fianco, con poche forze, ma con grande valore ributtarono l'assalitore fin sotto alle falde di Belforte e lo forzarono a battere in ritirata su tutta la linea.
Parola Del Giorno
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