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Aggiornato: 27 luglio 2025


Quando ritorneremo dal club, soggiunse Giorgio, ne prenderemo una tazza anche noi; non è vero, Prospero? Oh, per me, ti ringrazio. Appena sono libero, scappo a letto! Erano giunti sotto l'atrio dell'albergo. Il Duca strinse la mano alla figliuola e sollecitò Giorgio perchè si sbrigasse; ma Giorgio aveva ricevuto dal cameriere due o tre lettere e stava sfogliandole.

Ma vi si mostra di raro, per qualche minuto solamente, e sempre solo. Non accetta inviti a pranzo? Neppure dal suo ambasciadore. Non si mostra ai balli? Solo per farvi un atto di presenza indispensabile, e di cui sarebbe impossibile astenersi. Ma non balla mai. À pranzato due volte sole al club, durante l'inverno, ed è passato tre volte pel Bois. À bei cavalli?

La sera medesima s'adunò in solenne assemblea il Club dei caciocavalli e, dopo lunga discussione, fu decisa una fiaccolata in onore del cavaliere Procopio, con incarico al maestro comunale di fissarne il programma: anzi, facesse pure di sua testa quel che credesse meglio.

Io mi annego! sclamò il duca alzandosi. Ne ò ben paura proseguì il dottore con calma. Al club, si

, dalle tre alle sei, sei e mezza, mettiamo alle sette; anzi, tu hai un pendolo qui? Eccolo. Tu vai al Club? Io no. Passeggi, fai delle visite? No. Bene, farai quel che ti piace, questo non mi riguarda. Ora do un'occhiata in giro per orientarmi. Dove hai messo i fiori? Che fiori? Non li hanno portati? Senti. È uno scherzo o una scommessa che hai fatto di venir qui a prenderti gioco di me?

Questo circolo è «una specie di club inglese, o di Caffè pubblico per la Nobilt

Il marchese non potea oppugnar certe teorie. Eran le sue, e Marco le avea apprese da lui. Qualche volta, a tarda ora, o sul far del mattino, tornando dal Club, o da cene con donne e uomini di dubbia fama, egli, che s'era insozzato in tutte le tristi compagnie, ubriaco, mezzo fuori di , sciorinava dinanzi a Marco le sue ciniche, fetide dottrine.

Molti di coloro coi quali passavo la serata, solevano andar a casa alle dieci a lavorare, e tornare al club alle undici e mezzo per rimanerci fino a un'ora dopo mezzanotte; e quando avevano detto: debbo andare, non c'era caso che cangiassero risoluzione. Finivan di scoccare le dieci, erano gi

Quella sera avevo giocato sfrenatamente al club, e avevo sfrenatamente vinto. Mi ero quasi vergognato di così costante fortuna.

L'amico che mi aperse le porte del club, mi fece conoscere parecchi soci. La diversit

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