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Aggiornato: 21 giugno 2025


Comunque, partii. Partii senza passaporto e mi recai in Civitavecchia. Di l

Unica impresa che venne concessa dal Triunvirato a Garibaldi il maggio, fu una ricognizione sul nemico che si ritirava per la via di Civitavecchia, verso Castel di Guido, dove i Francesi avevano passata la notte in armi nella certezza di essere assaliti.

Invano Vittorio Emanuele aveva tentato di provocare un intervento misto, non ottenendo che di ritardare la partenza della flotta da Tolone; ma il 26 ottobre il comando fu dato, e le corazzate francesi navigarono verso Civitavecchia.

L'uniforme non bastava per discernerli, perchè la legione d'Antibo del colonnello Charrette al servizio del papa ne portava l'identica assisa e si poteva credere che Garibaldi avesse scambiati i soldati di quella pei veri francesi sbarcati di fresco a Civitavecchia.

Voi biasimaste la proposta. «Non potrei diceste dare mai il mio voto ad una dimostrazione militare, nociva agli stessi interessi che è intesa a proteggere» . Quattro mesi dopo le vostre truppe sbarcavano a Civitavecchia.

E fu con sembianze oneste ed amiche che l'esercito francese potè sorprendere la buona fede del governatore, del presidio e della popolazione di Civitavecchia, e mettere impunemente il piede sul suolo della repubblica.

«Bologna, unita in un solo corpo la Italia, sarebbe da preferirsi a Milano, dacchè ov'ella in caso d'invasione terrestre vedesse superate le frontiere montane, avrebbe sempre la difesa del Po, e pel suo sito, per le strade, e pei canali agevolmente, e presto comunica col Po, Livorno, Civitavecchia, i porti di Romagna, Ancona, e Venezia; come pure assai più di Milano si avvicina a Napoli.

Parve ai papalini di vedere nelle parole di Ricasoli una provocazione. Essi consigliarono sempre più vivamente il Papa a partir per l'esilio. Secondo loro, egli doveva abbandonare Roma, andare a risiedere a Civitavecchia, circondato dalle sue truppe, ed aspettare l

Nei due mesi di luglio e agosto, il commendatore per solito è ai bagni di Civitavecchia e la sua manìa di giocare è talmente forte e invincibile, che si rassegna a giocare col primo che gli capita; così che certe volte gli succede di aver che fare, senza saperlo, con qualche figurotto, con qualche cavalier d'industria.

Andò al suo paese, precipitò sui falsari come una iena e andò a Roma a lavorare fino a quando venne denunciato da un compaesano che lo riconobbe. Lo rividi a Finalborgo invecchiato, con una sentenza a vita. Era stato nei bagni di Civitavecchia e di Orbetello ed aveva lavorato, come compositore di carattere, nella prigione di Regina C

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