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Intanto Cino, ignaro di tutto questo, non mancò di recarsi puntualmente nel giorno appresso dal Vergiolesi, e stettero insieme a lungo e segreto colloquio. Nel tempo che il capitano gli confidava la notizia dell’assedio, questi gli confermò pur troppo ciò che gli aveva scritto da Bologna, che ogni più il partito dei Bianchi in quella citt

Nella montagna, per quante ricerche si sien fatte, nissun canto popolare nissuna leggenda è rimasta di questa gentile. Però fra i montanini della Sambuca pochi son quelli che non dicano che su nella rocca fu sepolta madonna Selvaggia. La stessa mancanza di tradizioni popolari si riscontra per messer Cino: benchè egli nel suo Canzoniere, lo stesso Petrarca e tutti i cronachisti pistoiesi attestino del suo amore per essa. Solo a ponente del diruto castello di Vergiole, ora villa d’un privato, è una rada querceta che ancora serba il nome di

Queste parole appassionate e funeste, alla povera Lauretta passarono il cuore. Ella stessa non sapeva darsi ragione dell’assoluto silenzio del suo cugino. Conosceva omai a fondo il cuore di Cino, quel suo cuore amoroso, non smentito mai per tutta la vita, e d’un amore tutto dato a Selvaggia, per non dover dubitare, che dopo anche l’ultime prove d’affetto, e le promesse fattele in quello stesso castello, non avesse a ricordarsi per lettere di quella sua donna, di quella famiglia, di lei stessa. Ma e che per questo? Non poteva averlo incolto qualche sventura? Questo era il più triste de’ suoi presagi, e faceva ogni sforzo per cacciarlo da . Potevano le sue lettere essere andate perdute. Difficile, è vero, era la corrispondenza epistolare in que’ tempi; per le pessime strade, pe’ pericoli delle aggressioni, e per tanti ostacoli, dipendenti dai costumi, dalle leggi e da un insieme di cose, che impedivano il rapido progresso materiale e morale: ostacoli di tal sorta, da mostrare anche in questo la gran differenza che passa da quell’et

Per lo che a quell’ora vespertina li avresti veduti incamminarsi a brigate fuor della porta; e per cortesi modi e parole, via via farsi largo di mezzo alla folla. In una di tai brigate era anche il gentil poeta Guittoncino, poi detto sempre Cino de’ Sinibuldi.

E in questo, mess. Cino affissò con un guardo di tale affetto Selvaggia, che ella abbassò gli occhi e non seppe che dire. A chi avesse ignorato i legami che gi

E noi, a onorar la memoria di Selvaggia dei Vergiolesi, e dell’illustre poeta e legista messer Cino de’ Sinibuldi che di lei dolcemente cantava, e perchè le passate cittadine discordie ammaestrino gli avvenire, ci provammo a tessere questo racconto. Or esso qui è compiuto.

Lo che al cuore di Cino fu nuovo ed atroce dolore. Poi richiesta Maria delle più minute vicende di quella famiglia, conchiuse ella:

Ma perchè mai fiera minaccia contro di Cino, assente in allora e da ambe le parti stato sempre stimato affatto estraneo a questi corrucci?

Tostochè messer Cino n’ebbe udite le prime parole, si volse a Lemmo con gran meraviglia; ma non potè a meno di non mostrarsene soddisfatto e ad un tempo commosso. È da sapere che questa Ballata fu composta da Cino² : ch’ei la diede in segretezza all’amico perchè vi facesse porre la musica, e la donasse a Selvaggia, ma come sua.

E Cino: