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Chi mi spinse sulla culla? Chi mi curvò sovr'essa? Chi alzò quel velo? Orribile! E una voce pregò: Bacialo! Ed io mi chinai; e lo baciai. Ebbi ancora la forza di rialzarmi, di stringere una mano che nell'aria mi si tendeva, e di scendere quelle scale. Fuori l'aurora saliva, lasciando cader fasci di rose sulle cose che si risvegliavan sorridendo.

E qui convien ch’io questo peso porti per lei, tanto che a Dio si sodisfaccia, poi ch’io nol fe’ travivi, qui tramorti». Ascoltando chinai in giù la faccia; e un di lor, non questi che parlava, si torse sotto il peso che li ’mpaccia, e videmi e conobbemi e chiamava, tenendo li occhi con fatica fisi a me che tutto chin con loro andava.

In quel punto entrò mia madre con la nutrice che portava su le braccia Raimondo. Io restai fra le tende, mi chinai sul davanzale, guardai la campagna. Udivo dietro di me le voci familiari.

Ci accostammo. Tu! esclamai maravigliato, riconoscendo Federico Toacci. E mi chinai a leggere l'iscrizione. Essa diceva: A UN'UMILE MORTA PER AMORE Guardai Federico con lunga occhiata significativa. T'inganni egli disse col solito ironico accento, tirandomi da parte. Questo monumento mi è servito bene presso altre donne.

Ella rimaneva abbattuta sul cuscino, senza rispondere. Mi chinai verso di lei. Tremavo d'un ribrezzo simile a quello che precede il freddo della febbre. Soggiunsi: È forse colui? Ella non rispose, ma si sollevò con un impeto disperato. Pareva demente. Fece l'atto di gettarsi su me, poi si trattenne.

Mi chinai, lo presi: erano le Confessioni di Rousseau: aperte al punto in cui... insomma a quel tal punto... la pagina gualcita mostrava d'essere stata letta più volte. Il viso del giovinetto, arrovesciato fra due sporgenze del masso sorrideva nel sonno come d'una deliziosa visione; la fronte pallidetta gocciolava di sudore. Volli riporre il libro, ma questa volta, egli si destò.

Non ebbe una parola un sorriso e continuò a guardarmi come prima. A un tratto mi prese il braccio a due mani e mormorò, sempre collo stesso sguardo: Non ingannarmi mai. I nostri due compagni dormivano; mi chinai e baciai con tutta l'anima la diletta moglie mia che non intese, stavolta, il senso del mio lungo bacio e tornò serena, si appoggiò ancora alla mia spalla, sorridendo!

Io chinai il capo e tacqui. Egli riprese dopo un nuovo istante di silenzio: Non vi affliggete di ciò che avete fatto, non rimproverate a Davide i mali che ha preparato. Ciò che avverr

Io la sollevai, insinuando le braccia sotto il corpo rigido e appesantito; la collocai con precauzione, quasi temessi di destarla da benefico sonno, dentro la cassa, aggiustando le pieghe della veste, sospingendo un po' il guanciale perchè la testa vi si adagiasse comodamente, e lo ricordo bene mi chinai a parlarle sommesso vicino alle labbra: Dormi, cara! Sogna, cara! Sogna!

La notte si avanzava terribile e paurosa in queste condizioni. Mi chinai sulla poveretta mormorando con quanta maggior dolcezza mi fu possibile: Volete venire con me? Ella fece un balzo e mi guardò sbigottita. Non temete soggiunsi sono madre. A queste parole ruppe in un gran pianto e mi nascose la testa in seno.