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Aggiornato: 8 ottobre 2025
L'orologio della Chiesa Nuova batteva le ore 11 pomeridiane del giorno 23 novembre 1867, e le sentinelle degli zuavi appostate intorno alle Carceri Nove si davano di tratto in tratto la voce: All'erta, sentinella! quando all'imboccatura della strada Giulia, dalla parte di San Giovanni dei Fiorentini si avanzavano lentamente i confratelli di San Giovanni Decollato.
Scesero ancora: varcarono la porta delle Carceri Nove, per entrare in una prigione più stretta e terribile: il cocchio chiuso, che doveva condurli fino a piedi della ghigliottina. Entrarono infatti ciascuno in una carrozza, insieme al gesuita confessore, e a due confratelli confortatori. Grossi drappelli di dragoni e di gendarmi a cavallo scortavano le due Carrozze.
Tiranni e preti, conventi e carceri, carceri e sgherri, vi è tale affinit
E il prelato andò a scrivere alcune linee sopra un foglietto di carta, poi lo porse alla principessa. A voi!... Il capo-custode delle Carceri Nove consegner
¹⁰⁶ Teixejra, op. cit., § 310. Dal quale diritto traeva lume e forza quello civile e criminale che egli esercitava sulle carceri del Palazzo pei trasgressori delle ordinanze e dei bandi senatorii e le ingiunzioni al capo di Castellamare nel ricevere questo o quel reo di ceto nobile o civile.
Partirono. Gustavo inseguito e raggiunto dai carabinieri aveva tentato uccidersi sparandosi la pistola contro il petto; ma la mano tremò in quel punto allo sciagurato, e la palla non fece che sfiorargli il torace. Era stato preso e condotto alle carceri di *, e col
Villefort, visibilmente agitato, continuò: «Sarebbe una delicatezza crudele se persistessi a tacerlo; per due volte, le stravaganze del cavaliere lo trassero nelle carceri di Parigi, d'onde è uscito, a quanto mi fu accertato da persone degne di fede, la mercè d'una certa contessa notissima, e colla quale viveva tuttavia quand'io partii da Parigi.»
Nella folla raccolta in piazza, che attendeva compatta la partenza degli stranieri c’erano ancora dei vecchi che avevano vissuto sotto la gloriosa repubblica, c’era molta gente che aveva veduto i patriotti del 21, salire sulla berlina eretta in piazzetta per condannarli alla morte, c’erano molti cittadini che avevano sofferto nelle carceri e nell’esilio. Quando la bandiera italiana fu issata sulle tre antenne di Cipro, Candia e Morea, si udì un clamore che non era un grido d’entusiasmo, nè un gemito di commozione, nè un urlo selvaggio, nè un applauso di trionfo; era una voce strana, inaudita, unanime, di migliaia di persone, una voce che fondeva in una sola espressione tutte quelle passioni compresse, ed echeggiava ad un tratto nell’aria, come un grido dell’umanit
Un'ora dopo questo nettamento e questa pulitura, ne vedemmo tre che andavano via, pian piano, per il cuscino! Nelle vecchie carceri di Genova non mi sono fermato che 15 ore. Se vi fossi rimasto di più, ne sarei uscito dissanguato. Venivano fuori a frotte. Il soffitto ne era pieno e negli angoli delle pareti si potevano prendere a manate.
C'è nessuno che senta, che si commuova? E andai all'uscio e premetti il campanello, e feci cadere la banderuola. Che volete? Sentite come piange quel ragazzo! Badate ai fatti vostri! La «pulce» è una visita improvvisa. È avvenuta a me nelle carceri di Bologna. A Bologna nessuno entra nella cella. Chi fa la pulizia sono i detenuti incaricati dei servigi domestici.
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