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Aggiornato: 22 giugno 2025
Fallito questo, corre a Palermo a lanciare il grido: «Roma o morte», attraversa la Sicilia, salpa da Catania, sbarca con tremila volontari in Calabria.
Montaner, cap. 117, il quale porta con anacronismo questa correria dopo il passaggio di Giacomo in Calabria, e la confonde con le altre che Loria fece di quel tempo in Levante.
Il colonnello Plutino, a cui non garbavano le nostre scorrerie temerarie sull'esempio di Bagnara, e ancora meno sarebbegli garbato vedere il rivale sollevato sugli scudi nella Calabria citeriore, si oppose energicamente a quel disegno, asserendo problematica l'influenza del preopinante.
Poco appresso s'innalzò un nuovo capo ghibellino, Castruccio Castracane, fattosi signor di Lucca e di Pistoia . Tentò Pisa piú volte, ma invano; guerreggiò Firenze, vinsela in battaglia ; e Firenze diede la signoria al duca di Calabria, figlio di re Roberto , per dieci anni.
Diploma dato di Melfi a 16 settembre 1269, dove si confessa, che gli abitanti di alcuni casali di Calabria appartenenti al monastero del Salvadore di Messina: de necessitate coguntur proprium deserere incolatum, dum nullatenus possint tam gravia onera sustinere. Dal r. archivio di Napoli, si legge nei Mss. della Bibl. com. di Palermo Q. q. Capitoli del regno di Napoli, anno 1272, pag. 4.
Saba Malaspina, cont., pag. 411. Epistola citata di re Carlo a papa Martino. Diploma di re Carlo, docum. Carlo, fatta cruda vendetta in Napoli, s'appresta a un ultimo sforzo contro la Sicilia. Vano assedio di Reggio. Seconda ritirata di Carlo, e audaci fazioni de' nostri, che occupano molte terre in Calabria, val di Crati e Basilicata. Impresa dell'isola delle Gerbe.
Ora nel momento in cui Gasparo entrò con l'amico, quei fogli erano tutti accaparrati da un gruppo di persone, tra cui primeggiava il marchese Ernesto Geisenburg-Rudingen von Rudingen, quello stesso che avrebbe voluto dare una buona lezione al Rialdi se non fosse stata la paura d'insudiciarsi le mani. Il signor marchese leggeva ad alta voce con la sua pronunzia ostrogota, fermandosi a ogni due parole per pigliar fiato e per interpolare qualche sua riflessione in italiano o in tedesco, un articolo del Giornale di Napoli, contenente un giudizio sommario sull'impresa di Calabria. Impresa incredibile al racconto, di superlativa stoltezza, di crassa ignoranza, la chiamava il dotto articolista, e l'illustre signor marchese stava appunto deliziandosi in queste frasi concise, vibrate, degne di Tacito. Egli vide con la coda dell'occhio Gasparo Rialdi, ma finse di non accorgersene e tirò innanzi nelle sue osservazioni, mettendoci forse una maggiore acrimonia. Anch'egli opinava, come la suocera, che Gasparo fosse un po' carbonaro, e non gli dispiaceva di slanciargli indirettamente qualche frecciata, tanto più che l'ufficialetto gli era antipatico per cento altre ragioni. La condotta del signor marchese non era punto generosa, giacchè egli doveva sapere che nel campo politico il Rialdi non aveva libert
Gli sembrò inutile confutarlo: il tempo stringeva: e voleva muovergli qualche altra domanda. Fece sembiante di bere il bicchierino d'acquavite, offertogli da Domenico, ma, veramente, costui tracannò, un dopo l'altro, i due bicchierini, che avea posto sulla tavola. Come mai ti trovi, qui, in Calabria?
Parola Del Giorno
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