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Aggiornato: 1 giugno 2025
E anche tu sei sempre pazzo a un modo, caro conte. E tu sempre savio, e al di l
Coteste minacce e cotesto piglio gettarono tanto avvilimento nel cuore al servo, che si partì ratto da Roma insalutata la propria famiglia. Ad ogni muovere di foglia gli pareva avere alle costole qualche bravo del Conte Cènci; nè si quietò il suo affanno finchè ei non fu di molte miglia lontano da Roma.
Mi fai ribrezzo!... Vorrei essere cieco per non vederti, vorrei essere sordo per non udire la tua voce. Fabrizio Vi prego, don Pietro.... Pietro Non parlo con voi, signor conte. Margherita Pietro
Perchè queste miserie con una donna? Ma caro conte.... insistette il Salapolli. Eh, lo so! interruppe Bruno con un sorriso. Se tutti i suoi amanti le mandassero cento lire, diventerebbe milionaria!... Ma nessuno le mander
Il conte O'Stiary è tornato a Milano oggi stesso, e da due giorni ha compiti i ventiquattro anni.
Che se c'era ancora qualche illusione possibile finchè viveva il conte Zaccaria, alla morte repentina di lui anche questa illusione doveva dissiparsi.
E, poco dopo, il conte di Kormoff ed il principe di Storkine venivano a prendere da lui commiato, partendo entrambi il dì seguente per le Russie.
C'est toi, Lafleur? diss'egli, vedendo riflettersi nella spera la faccia tonda e spelacchiata del servo che si lasciava chiamare con quel nome da commedia. Che cosa vuoi? C'è in anticamera un signore che domanda di parlare al signor conte. Ha detto il suo nome? Sì, signor conte. È il signor Ariberti. -Que diable? a quest'ora! esclamò il conte, facendo un gesto d'impazienza.
La signora Trebeschi si trovava appunto in queste ottime disposizioni d'animo verso il conte di San Marsilio, quando un giorno le capitò nel fondaco uno dei suoi soliti compari, il Fioccola, che strizzandole l'occhio le propose un buon affaretto. Diecimila lire, un mese e mezzo, per il tenente di San Marsilio.
Il sagrestano, mutatosi in garzone di scuderia, prese il cavallo per le redini e lo condusse nella sua stalla, dai Guerri. Frattanto il conte Gino entrava in chiesa, per vedere il famoso quadro, che rappresentava lo sposalizio di Santa Caterina, salvo errore, ed era forse stato di un buon autore, a' suoi tempi, ma non lo lasciava più scorgere, sotto i ritocchi di un restauratore assassino.
Parola Del Giorno
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