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Aggiornato: 19 giugno 2025


Giulia si fece aprire le griglie; ringraziò il buon servo e, lacerata trepidando la busta, lesse avidamente. Ma non era ancora arrivata alla fine che le si oscurò la vista, il sangue le affluì al cuore e dalle dita tremanti il foglio le cadde al suolo.

Ma nel voltarsi per chiamare il Vergani, che a quelle parole era rimasto attonito, si trovò faccia a faccia col fattorino della Faré. Voi chi siete? Che volete? Cosa fate qui? Il pover'uomo, intimidito, gli presentò il conto nella busta gialla. Trenta lire?... Ma questa signora Faré è sull'orlo del fallimento, se ha bisogno di trenta lire!

Due minuti dopo la busta domandata era rimessa nelle mani del padrone, il quale l'aprì e fece sfolgorare agli occhi dei convitati l'oro e le gemme d'un'elegantissima collana. Tutti acclamarono alla magnificenza di quel gioiello.

Stringendosi nelle spalle, la Teresa ripose il foglietto profumato nella busta. E prese l'epistola del suo giardiniere. Vi si parlava della casa ch'era ormai in ordine, tranne due stanze non ancora perfettamente asciutte; del giardino che, favorito dalla mitezza della stagione, era tutto in fiore.

Ma tu prendi dal «secrétaire» carta e busta e scrivi. Scrivi: detto io. No, quel foglio . Guardai il foglio. Vi era impresso in azzurro, «Olympie». Oh, Olimpia, dolce pingue nome! Tutto azzurro, tutto fresco come la grande acqua del mare. Su, andiamo, scrivi! Eri così «savio» poco fa.

Ma poi parve pentita delle sue parole. Domandò di vedere i miei libri greci: li girò in alto, in basso come una cosa nuova. Dissi io allora: Anche lei leggeva, signora. Ah, il mio libro non si può vedere: e sigillò il libro, posando sulla busta di cuoio la mano. Io non insistetti e tacqui. Ma dopo un poco mutò pensiero. Guardi mi disse audacemente. Guardai. Era un libro francese, un romanzo.

Cavò di tasca una lettera e la porse al Landini. Appena questi ebbe gettato uno sguardo sulla busta, il fastidio che s'era fino a quel momento letto sulla sua fisonomia, dette luogo ad una specie di attenzione concentrata, di preoccupazione mista ad una inquieta curiosit

E cavò dalla busta le sue pistole. Sono di misura eguale alle mie; notò il Dutolet. Tenga ognuno le sue. Così dicendo, prese posizione di combattimento. Il signor di Vaussana lo imitò. A voi; diss'egli. A voi; rispose quell'altro. Capisco; disse allora Maurizio. Si gareggia di cortesia. Spariamo al comando, vi pare? Conteremo uno, due, all'unisono; al tre faremo fuoco.

L'ultima sera di dicembre del 18... il mio portinaio mi mise sul breve tavolino che mi serviva da tavola da pranzo e da scrittoio una lettera sulla cui busta era stampato tanto di Ministero della Pubblica Istruzione. Il decreto di nomina. Professore finalmente!

La Teresa ripose silenziosamente la lettera nella busta. L'idea che, nel corso di quella notte, aveva un istante attraversato il suo spirito la faceva sorridere d'un sorriso amaro. Bene in verit

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