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48 Capitò quivi un cavallier di corte del greco imperator, che seco avea una sua donna di maniere accorte, bella quanto bramar più si potea. Cilandro in lei s'inamorò forte, che morir, non l'avendo, gli parea: gli parea che dovesse, alla partita di lei, partire insieme la sua vita. 49 E perché i prieghi non v'avriano loco, di volerla per forza si dispose.

e con acuto spron mi punge il fianco, ch'io temo sotto i primi empii martiri cader, e per men mal bramar la morte. Quarta edizione con nuova aggiunta. Parte seconda che contiene i rimatori dal 1550 sino al 1600 e del 1600. XL. Allo stesso Qual vaga Filomela, che fuggita è da l'odiata gabbia, e in superba vista sen va tra gli arboscelli e l'erba, tornata in libertate e in lieta vita;

POPPEA Tutto conosci, fuorché te stesso. SENECA Al mio morir vedrassi, s'io me pure conobbi. Odimi intanto, odimi, prego. A tua rovina or corri col bramar troppo tu d'Ottavia i danni. Roma te sola e del ripudio incolpa, e dell'esiglio suo: se infamia, o pena maggior le tocca, ascritta a te fia sempre. Quindi l'odio di te, giá grave, in mille doppj or si accresce, e il susurrare.

20 S'al fiero Achille invidia de la chiara meonia tromba il Macedonico ebbe, quanto, invitto Francesco di Pescara, maggior a te, se vivesse or, l'avrebbe! che casta mogliere e a te cara canti l'eterno onor che ti si debbe, e che per lei 'l nome tuo rimbombe, che da bramar non hai più chiare trombe.

E quest'altre affettuose alla moglie Antonietta paiono suggerite al Conte da Enrichetta Blondel, la moglie del Manzoni: ......O sposo De' miei bei , tu che li fêsti, il core Vedimi; io moio di dolor, ma pure Bramar non posso di non esser tua.

Epistola ad amicum. Spinta da insupportabil passione, Falso, ingrato, sleal, voto di, fede, Mandoti questa, e non senza ragione, E maledico il primo che 'l piede E l'alma, e il core a te volsi, credendo, Che fusti pien de affetto e di mercede, Tanto amor post haveati, e stupendo, Ch'io diceva fra me, per fino a morte, Altri che te adorar mai non intendo, Et benediva sempre la mia sorte Sopra ogn'altra, credendo esser felice, E non bramar come ogn'hor fo la morte. I' credea rinovarmi qual phinice A quel amor che me mostravi tanto Et hor di verde, è secca mia radice. Ah misera chi in huomo crede tanto Ah stolta chi si pensa amar un giorno Sanza menar sua vita sempre in pianto: Tanto mi piacque il tuo bel volto adorno Che altri che te, non adoravo in terra. Nulla stimando infamia, ingiuria, e scorno Non volevo tuo danno, o la tua guerra Tua robba o facult