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Aggiornato: 22 giugno 2025


Un improvviso groppo di pianto mi salì dal cuore alla gola. In quel momento il cameriere mi annunciava la inaspettata visita del Bissi. Mi buttai tra le braccia del mio amico, con un senso di rifugio, quasi chiedendogli protezione. Che cosa avviene? egli domandò a Lostini. Una guarigione, se non mi inganno, rispose questi commosso.

Mia madre, a intervalli, veniva a prender parte alla conversazione. E non si annoia in quel paesetto di confine? domandava a Bissi.

Nessuno sapeva meglio di me quanta gran differenza corresse tra il viverli e lo scriverli. L'antica piaga del mio cuore si era riaperta in quei giorni, assistendo alla lettura di parecchi maravigliosi capitoli del lavoro di Bissi, dove la realt

Noi due siamo rimasti, in disugual modo, sognatori ostinati, diceva Bissi sorridendo malinconicamente. Il mondo è dei violenti. C'è violenza e violenza, risposi. Io preferisco quella che adopriamo noi, tu più di me. È la più sicura. Ci eravamo dilungati troppo. Una carrozza vuota ci veniva incontro. La fermai.

E pensavo che aveva ragione Grigoni quando mi ripeteva che la vita ha qualche valore soltanto per chi è convinto che essa non ha nessun valore. No, Dario, fece Bissi. Niente finisce, tutto continua. La nostra esistenza è una evoluzione indefinita, un crescente germogliare di cose nuove da quelle che ci sembrano morte e rivivono sotto forma più perfetta; tu lo sai meglio di me.

Il Lenzi e il Bissi parlavano anch'essi del loro avvenire, ma entravano nella mischia, nella lotta per la vita, ben altrimenti preparati ed armati.

Così credevo di aver potuto fare io, ed ero in vivissima impazienza di vederne il risultato. Ne avevo parlato spesso nelle mie lettere al Bissi, e mi ero indispettito delle sue obbiezioni. Egli mi aveva risposto: «Solo e vero mago è l'artista. Soltanto del nostro pensiero abbiamo padronanza assoluta, e per questo, se sappiamo, possiamo fare il portento dell'opera d'arte.

E mi lasciai cascare, sbalordito, sur una seggiola, coprendomi il viso con le mani, sussultando, smaniando, con uno sgorgo di odio nel cuore contro la innocente creaturina che distruggeva in un istante il mio superbo sogno di tanti mesi, quasi ella avesse fatto ciò con malvagia intenzione, povera creaturina innocente! Mia madre e Bissi erano attorno a me costernati.

Giacchè in certe ore, in certi giorni, la stanchezza delle inutili ricerche mi faceva balenare nella mente il sospetto che anche quest'altra mia intrapresa potesse fallire,... E allora una tetra risoluzione mi si affacciava al pensiero. Questa volta facevo mie le sdegnose parole del Bissi: Se la vita mi rifiuter

Pel Bissi, l'arte era cosa sacra. Gli tremava la voce parlandone. Sapevamo che lavorava, lavorava; ma niente di preciso egli ci diceva dei suoi lavori, impedito da quella sua profonda riverenza religiosa, da quel suo gran pudore di artista che non voleva profanare la bellezza, mostrando gli abbozzi informi dov'essa non era riuscita a palesarsi intera.

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