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Aggiornato: 3 giugno 2025
Il Candriani era tornato a sedersi, ma presso il tavolino; aveva preso da un canestro alcuni biscotti che andava mangiando con pacata attenzione, e guardava le belle mani della giovane affaccendata intorno alla teiera e al bricco dell'acqua bollente. Glielo diciamo? egli chiese ridendo a Loredana. Bisogna dirglielo, altrimenti creder
Donna Costanza comparve con un piatto di torromini e biscotti in una mano, e una bottiglia sigillata e tutt'impolverata nell'altra. L'orologio battè la mezzanotte. La vecchia Elisabetta che s'era ammammolata in cucina, nel ciondolare il capo con soverchio abbandono, si svegliò in sussulto: sentì ancora risa, voci allegre, e tintinnìo di bicchieri.
Il domestico presentava con le mani guantate di filo bianco il vassoio alla fanciulla e la cestina d'argento colma di biscotti. La fanciulla gli indicò di lasciargliela innanzi, con un gesto del capo. Ella non sapeva nemmeno che faccia e che nome avessero i domestici. Poi attese che se ne fosse andato. Ho fatto un bell'affare, io? domandò quindi a sua madre. E quale sarebbe?
Sul tavolino, il vassoio con la tazza vuota, il bricco e un altro vassoio con un resto di biscotti indicavano che egli aveva finito allora allora la sua colazioncina.
Per le scale!... e poi, poteva sopravvenire qualcuno.... Egli sentiva che gli avessero troncato le parole in bocca, non l'avrebbe fatta più quella benedetta dichiarazione! Vennero nell'anticamera. Sulla lunga tavola, attorno a un piatto colmo di biscotti, eran disposte delle ciotole, e due bottiglie col latte. Lola scese in cucina, e poco dopo ritornò col caffè caldo: presero il caffè e latte.
Vi fu una pausa lunga, durante la quale Loredana versò l'acqua bollente nella teiera, spense il fornelletto a spirito, avanzò il cestello dei biscotti verso il suo ospite. È un bel patrimonio, riprese questi. Che cosa? domandò Loredana. Non s'era mai trovata sola col giovane, al quale sapeva di piacere, e se ne sentiva intimorita, perchè gli occhi di lui non l'abbandonavano mai.
D'un tratto si udivano un grido, un'escandescenza, il rumore di una sedia, che si moveva. L'auditore Biscotti si alzava, tutto irritato, rosso in volto, solenne. Che cosa c'è, signor auditore! domandava il presidente. Se io debbo firmare la sentenza non ammetto che si metta il participio concernente con il dativo... Signor auditore!...
Tómpramene tante tante! E il signore comprava un'incartata di paste o di biscotti e l'offriva al vecchio bambinone, che si metteva a piangere mugolando: Ninì tanta sete! voglio un taffè e latte!
Anche i biscotti! esclamò. Mi vizia, come la sua mamma.... Le ha mandato i miei ossequi?... Il caffè bisogna prenderlo in piedi, sorseggiarlo, centellinarlo.... Squisito! Il mio è un lontano, molto lontano parente di questo.... Ma lo bevo e lo gusto lo stesso: tutto sta nell'abituarsi.... E lei dice male della Provvidenza!
Maria e il suo cane passavano delle ore deliziose in quei nascondigli, dormivano, rosicchiavano biscotti, giuocavano insieme, e talvolta si udiva lo scroscio cristallino di risa della fanciulla, eccitato da qualche ghiribizzo del suo fedele compagno.
Parola Del Giorno
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