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Aggiornato: 5 giugno 2025
La contessa Ginevra era uscita, la contessa Maria invece venne a sedersi colla propria poltrona presso di lui, e guardò all'uscio come aspettando che la contessa Ginevra rientrasse. Lamberto ha scritto? chiese De Nittis a Bice seduta a testa bassa sullo sgabello. Ella gli porse la lettera. La conoscete? Sì.
Bice dovette mangiare delle paste; a casa il pranzo fu una piccola festa. Siccome Margherita aveva mutato abito per servirli, apparecchiando la tavola colle migliori stoviglie, anch'egli rimase così vestito, mentre gli altri giorni pranzava in veste da camera e in pantofole; ma invece di mostrarsi allegra, Bice s'inteneriva in una malinconia piena di umilt
Appena fuori del prato, quasi sommerso nell'ombra degli abeti, la notte parve loro più chiara, le stelle scintillavano a miriadi, la strada era bianca. Bice e Lamberto camminavano adagio, senza parlare.
De Nittis aveva ripreso il giornale, mentre Margherita finiva di sparecchiare. Allora Bice uscì con lei per visitare l'appartamento, del quale non conosceva che il salotto di ricevimento e lo studio. Tutto vi era tenuto con pulizia meticolosa, senza traccia di lusso: il salotto non aveva che un sof
Quest'era appunto il nostro Alpinòlo, e Ottorino destinava farsene uno scudiero; e intanto che venissero gli anni, lasciarlo per paggio a Bice sua moglie.
Margherita fu la prima a notare che il professore aveva evitato di rispondere alle sue interrogazioni su Bice, ma non seppe lì per lì indurne altro; tornò nella camera di lui a sprimacciare nuovamente il letto, vi diè aria, rassettò tutto, ed entrò coraggiosamente nello studio.
Poi vennero altre preoccupazioni. Bice non poteva abbandonare la zia Ginevra, e non volendo ospitare lui nella propria casa per un rispetto delicato alla dignit
Naturalmente i saloni di Bologna andarono sossopra per la notizia, e la bufera dei sarcasmi inevitabile ad ogni matrimonio scoppiò più violenta. Tutti se ne sentivano offesi. La ricchezza di Bice, sulla quale molte famiglie patrizie dissestate avevano gi
Se la contessa Ginevra era morta senza i conforti della religione, la sua anima era troppo bella e la sua vita troppo pura per temere che Dio non l'avesse accolta fra gli angeli del suo paradiso: e la voce della contessa Maria in queste esortazioni aveva un tono di sicurezza esaltata, alla quale Bice non avrebbe saputo come opporsi.
Appena vi furono entrati, la tosse lo riprese. Io non posso, non posso.... ripetè con voce rotta mostrando il pianoforte. Bice spiegò il rotolo, era un De Profundis. La fanciulla sentì una stretta al cuore indovinando in quella estrema preghiera l'ultimo grido della sua anima, alla quale forse il genio aveva dato la chiaroveggenza e la gloria aveva negato la luce.
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