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Non ci fu d'uopo di molta fatica per persuadere lo sciagurato Beppe ad accogliere l'ospitalit

Non è quella la casa dove abita Beppe storpio? Le bombe le ha lanciate lui, l'anarchico fanatico, traboccante d'odio contro la moderna societ

Quanto avevano dovuto soffrire dopo quella sera! Ed ora si rivedevano così vicini alla morte!... Il primo a trovar la parola fu Tognetti, che disse: Povero Beppe! Dopo un anno ti rivedo! e in questo giorno! L'ultimo della nostra vita. Gli astanti rispettarono quell'ultimo segno di amicizia e di ambascia dei due moribondi, e li lasciarono scambiarsi liberamente le supreme parole di addio.

Non hai più confidenza nel tuo vecchio amico... di' su cosa hai da far qui.... di' su, e gli figgeva con inquietudine i suoi grand'occhi in viso. Il mandriano stornava smarrito i suoi in cui balenavano lampi sinistri di ferocia. Il curato si turbò e, con voce tremante dallo sgomento, tendendo l'indice verso Beppe. Ragazzo, tu pensi a colui.... soggiunse severamente.

Per istrada il buon uomo conta al dottore che Beppe, tornato improvvisamente in paese, ha appostato il sindaco che all'ora consueta si recava dallo speziale, l'ha forato da tutte le parti. Accorse alle grida lo speziale col suo garzone, lo trovarono che trascinava pei piedi il moribondo. Ci vollero tutti gli sforzi per levarglielo dalle mani.

Era lei, era Gina! La trovai, la rinvenni, non so come, nelle tenebre, tra gli sterpi, distesa per terra.... Gina! Lasciatemi morire! Sono io, sono Beppe! il tuo Beppe! Mi parve che udendo il mio nome, si addormentasse. La presi sulle spalle e lento lento, mentre il cuore e la testa non sapeva più dove fossero, raggiunsi, la mercè di Dio, la mia soglia. La adagiai sul letto, livido, estenuata.

Beppe era ricaduto nel suo cupo sbalordimento. Tuttedue gli furono intorno a confortarlo e a persuaderlo. Egli era tanto avvilito e tanto abbattuto che non durarono fatica a indurlo a scendere dopo il desinare col dottore a Zugliano. L'infelice baciò le sue creature senza far parola, senza spargere una lagrima e s'avviò barcollando come trasognato dietro alla mula del dottore.

Debbo dire che Sulzena era ingrandita: notai qualche casa nuova, la capanna di Beppe era stata restaurata e vi notai la frasca e l'insegna turchina dell'osteria che quella sera memoranda del mio arrivo aveva cercato invano.

Quando entrai con Beppe nella camera del curato, lo trovai diffatti intieramente riavuto.

Attilio era commosso quanto me. Egli disse che era persuaso e che non avrebbe tenuto conto della calunnia del Sindaco. Io partii quella stessa sera per Milano e l'indomani cercai un avvocato per il povero Beppe. Il dibattimento si fece due mesi dopo alle Assise di Novara, ed io assisteva. Beppe fu assolto. Quando lo rilasciarono in libert