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Aggiornato: 14 maggio 2025


Ormai esso non si sarebbe fermato che a Pisa, e a Pisa Varedo avrebbe trovato indubbiamente un telegramma da Torino. Oimè, che altro poteva dirgli quel telegramma se non ch'egli sarebbe giunto troppo tardi per veder viva Bebè? L'atmosfera era soffocante.

Bebè, disturbata dall'impetuoso amplesso materno, non cedette all'intimazione e tornò al suo solito umm, umm, a cui però ella dava un accento di protesta. Cattiva! Con me gioca a dispetti! esclamò la Varedo guardando Bardelli con aria mortificata. Gliela restituisco. Brava!... E intanto scriva il suo dispaccio. Ha ragione... Il dispaccio... Così annunzio ad Alberto che Bebè comincia a parlare.

Con queste dolci speranze, con questi forti propositi, in una bella mattina di maggio, Diana Varedo, insieme alla bambinaia e a Bebè, s'avviava alla stazione centrale incontro al marito. Incipit vita nova le dicevano il cielo azzurro, l'aria tepida, il sole limpidissimo, l'animazione insolita della gente che pareva bevere a larghi sorsi la primavera. Incipit vita nova le ripeteva il suo cuore.

O perchè non se ne occupava oggi? Umm, umm ella fece per richiamare la sua attenzione. Buondì, Bebè disse il giovine. Diana tentennò la testa. Ah, è cattiva... Or ora la consegno all'Irene che la porti a letto. L'Irene era la bambinaia. Bebè protestò nel suo linguaggio contro la perversa intenzione. Umm, umm. E guardava Bardelli quasi per invocare il suo aiuto. Vuoi venire con me?

E nella sua disperazione invocava il soccorso del suo amico Bardelli. Elli, Elli! Se provassi io a quietarla, insinuò questi, timidamente. È matto? saltò su Varedo. O che fa la bambinaia, lei?... Venga, venga con me. I due uomini si mossero, ma Diana li arrestò con un gesto. È inutile, Bebè cede il campo. La porto io dall'Irene e torno subito a versare il caffè ch'è bell'e pronto.

In fatti, patatrac, l'edifizio precipitò con fracasso sulla tavola e Bebè, rossa in viso ed irritatissima, se la prese coi cubi e cominciò a scagliarli di qua e di l

In fin dei conti, Diana Varedo ed Eugenio Bardelli erano due disgraziati che si consolavano a vicenda. Perchè anch'ella, da quando l'erano sopraggiunte le inquietudini per Bebè, anch'ella si sentiva infelice.

Quando sarai deputato le tue assenze saranno più lunghe. Sfido io... Ma ormai non ci sono distanze, e anche da Torino a Roma si va così presto.... E poi, di tratto in tratto, verrai anche tu a passar qualche settimana alla capitale. Io?... Ora Bebè è troppo piccola. Quando sar

Nella persuasione fallace che la puppattola dovesse amare le chicche, Bebè le fregò sul viso uno dei cioccolattini che si trovavano nella scatola di Bardelli, e quando la madre saggia, per evitare maggiori disgrazie, portò via scatola e bambola, Bebè, offesa nei suoi diritti di proprietaria, si rotolò rabbiosamente per terra.

Per colmo di disgrazia, il sabato di quella settimana Bebè ebbe una delle sue febbriciattole, e sebbene l'accesso non durasse che poche ore i nervi gi

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