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Aggiornato: 31 maggio 2025
TEN. Or va, diletto mio veglia da lunge.... Esplora il bosco, la vallata, il colle.... Mentre io canto l'adagio in mi-bemolle. Per quel destin che a gemere Condanna ogni tenore, La moglie del Baritono Amo di immenso amore.... E questo ardente affetto Cui nulla estinguer può, Nel prossimo duetto A tutti.... e a lei dirò. Or che l'adagio Hai terminato; Tenor carissimo, Son qui tornato.
«To', il C... che va a Londra, e il V... che va al Cairo, e il B. che canta al Carcano. Se tu avessi voluto! osserva Antonio, ci saresti andato anche tu... A Londra?... Non ci volli mai andare... e se volessi!... E se volessi, troveresti ancora cento scritture! Basterebbe una... ma buona... in un teatro di prim'ordine come baritono d'obbligo...
E qual'è? Che siano al mondo tanti disgraziati, i quali implorano la misericordia del cielo in chiave di baritono, e che se ci è uno il quale abbia un organo a dovere, sia un uomo felice e non ne voglia sapere del palcoscenico.
Quando si è prestata una mezza attenzione alla cavatina del tenore, o al duetto amoroso fra tenore e soprano, o all'aria del baritono, se questi è un bell'uomo e fraseggia con gusto, o al pizzicato degli strumenti a corde, o alla grande uscita delle trombe, per dare anche la parte sua all'orchestra, il rimanente non fa che aiutare il discorso, e le due o tre file di palchi son tutto un cinguettìo, come la frappa di un olmo sull'ora del vespero, quando ci son calate a riposo le passere.
Al mattino successivo aspettammo invano; incominciando a temere che il contagio delle abitudini cittadinesche tenesse il baritono a letto fino al mezzodì, andammo a chiedere di lui all'albergo era proprio uscito all'alba, aveva pagato il conto e non s'era più visto. «Avr
Bradamante strilla, si batte il viso e poi l'una e l'altr'anca, grida a Rugger che si debba seguilla. Disse Rugger: Quando sarete stanca, terminerete di suonar la squilla: la mia sciagura abbastanza mi pare, senza far la contrada sollevare. Ruggero se n'andava a Carlo Mano; rimase la consorte disperata, che, piangendo in baritono e in soprano, ha intorno la famiglia radunata.
Altri tavoli e sedili dipinti sul muro. Baritono alcune guardie. Ah! no.... attendete.... Dove vanno, perdio, questi balordi?... Io muti li credea sono anche sordi!... Frate Profondo e Detti. FRATE. Signor.... BARIT. Che vuoi?... FRATE. Di favellarvi chiede Primadonna... ma pria.... con vostra pace... Io pur vorrei.... BARIT. Che cosa?....
PRIMADONNA. Dove?... BARITONO. Il saprai.... Ferma.... TENORE. Io per l'Africa parto.... Addio. PRIMADONNA. No.... resta.... TUTTI. Su.... presto.... terminiamo.... Pria che il sipario non ci cada in testa! TUTTI. Alla fine del terzetto Perchè il pubblico si scuota Arrestiamci sulla nota... Rinforziamo il si-bemol!... Sala senza porte. Un tavolo e due scranne servibili.
Vi ho detto fin da principio ch'io sono un primo baritono assoluto; ma poichè vi ostinate a credermi un repubblicano, lasciamo correre l'ipotesi, o piuttosto fissiamola come punto di partenza. Alla mia volta, o signori, permettete che io vi chiegga qual parte siate venuti a rappresentare voi sotto le mura di Roma. Coro. Noi siamo soldati della repubblica francese!
Chi l'avrebbe detto a vederci famigliarmente raccolti intorno alla piccola mensa chi l'avrebbe detto, che io, l'Ascolana e il carbonaro di Camerino, ci eravamo scontrati per caso pochi giorni innanzi che ciascuno di noi era trascinato verso Roma da una cura diversa che io mi rassegnava a divenire soldato per non aver potuto andare a Chieti a cantare da baritono che l'Ascolana, per amor del marito, era decisa di impugnare un fucile che il vecchio carbonaro si recava da Camerino a Roma per piantare il suo stiletto nell'anima di un delatore!
Parola Del Giorno
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