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Cause all'odio suo molte; talune private, ma potentissime tutte; private erano, averlo lo Imperatore escluso dal consiglio di amministrazione del regno di Napoli, molestarlo nel possesso dei suoi benefici, vituperarlo con parole, scapestrate in tutti, ma nello Imperatore indegnissime cause pubbliche, la persuasione che Carlo talora avesse favorito la causa degli eretici, e i tentativi di lui per farsi dichiarare da Paolo III suo successore nel papato; i quali intenti comecchè paiano adesso strani non furono nuovi, chè anco Massimiliano suo avo ci si provò, e quando Carlo li ripropose non se li vide mica scartare come enormit

«Mi basta il mio per ucciderti, Conte; me lo trasmise mio padre, come a lui lo aveva trasmesso il mio avo: noi Italiani non abbiamo costume di tenere molte spade, perchè non siamo usi a renderle

Una di queste lettere è del cognato del mio avo, fratello alla sua seconda moglie, la madre del cavaliere dell'Isola.... Io lo conosco di nome soltanto.... È un frate tenuto in gran conto, superiore d'un convento di cappuccini a Messina. Si chiama don Anselmo dei principi Della Concordia.

PUBLIO, avo adottivo di Scipione. EMILIO, padre di Scipione. FOR. Vieni e siegui i miei passi, O gran figlio d'Emilio. COS. I passi miei, Vieni e siegui, o Scipion. SCI. Chi è mai l'audace Che turba il mio riposo? FOR. Io son. COS. Son io; E sdegnar non ti dei. FOR. Volgiti a me. COS. Guardami in volto. SCI. Oh Dei, Quale abisso di luce! Quale ignota armonia!

È bene, anzi, che sappiano quanto lo avo loro sia diverso dal padre. Voi? Ah! se fosse vero quanto raccontate del Conte, voi avreste comune con lui l'odio dei figli... L'odio dei miei figli! Luisa, sei folle stasera? E Giacomo sollevò la testa come trasognato...

Voleva comandare: e sapeva che c'era una rôcca da cui non poteva passare, se non guardandosi alle terga, e nel fossato della quale giacevano con poco convenevole sepoltura, insaccati nelle ferraglie rose dal tempo, gli avanzi di un suo avo Adalberto, il quale v'era andato a conquisto e non a morte da stoccate traditore. Sapeva che c'era un altro castello in cui gemeva una donna!

Hai tu inteso un lamento? interrogò il Conte. Lamento! , come di anima in pena... Mi è parso... cigolìo di vento, che fa molinello in questi sotterranei... No... no... sono lamenti... perchè qui dentro tenne prigione il mio avo un suo nemico, e ve lo fece morire di fame. Indi in poi è voce, che nei sotterranei si veggano spettri; ed io ci credo... Domine aiutami!

Giovanni si volgeva un poco, qualche volta, a quei bisbigli, con un atto benigno in cui si mostrava tutta l'ineffabile tenerezza senile verso i fanciulli traboccante da quel gran cuore di avo abbandonato. Raymunde, vis baptizari? domandò il ministro. Volo rispose il patrino, ripetendo la parola suggerita. Il chierico presentò il bacile d'argento ove luccicava l'acqua battesimale.

Da quale avo guerriero quell’ebbrezza del sangue a lei veniva, e, nel sognarlo, quell’occulta spasmodica dolcezza?... Fontanelle di sangue zampillare scorgea dall’imo del suo cor profondo; e d’un tragico rosso imporporare ogni giardino ed ogni via del mondo. La visione. A raccoglier nel cavo della mano quel suo bel sangue dilagante a rivi, venìan turbe, da presso e da lontano.