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Aggiornato: 5 giugno 2025


DON IGNAZIO. Tu sai, da che siamo nati, avemo sempre con grandissima emulazione gareggiato insieme di lettere, di scrima, di cavalcare e sopra tutto nell'amoreggiare, ché ogniun di noi ha fatto professione di tôr l'innamorata all'altro.

Vo al dottore per desinar con lui, e mi dice che sta colerico, perché la sua innamorata ama altri e sta inferma. Vo in casa di un altro, e trovo la casa piena di pianto, ché vi si facea il mortorio. Fui forzato andare ad un certo che avea abbandonato, perché non avea piú succo perché noi siamo come i pidocchi: quando non avemo piú sangue da succhiare, l'abbandoniamo; e disse che mangiava altrove.

MANGONE. Or che avete voglia di schiavi: farete che non desini questa mattina per star sollecito al vostro fatto. Vedrò che si fa in casa, e poi tornerò al Molo. FORCA. Noi avemo il bisogno: ecco le vesti per vestirsi da raguseo; ecco quelle per lo schiavo, son ricche e pompose: almeno, se non per la persona, lo torrá per le vesti. Ecco i barilotti, i formaggi e i confetti.

GIACOCO. Ora chesta è autro che crepantiglia. A me tavernaro? tu ne menti e arcimenti pe le canne della gola! PEDANTE. Avemo baiulato li suppellettili... GIACOCO. Che sopraletti e sottoletti? PEDANTE.

Togli anco questa catena d'oro che val quattrocento, e vedi si puoi rimediare. FORCA. Non lascierò tentar per ogni via, per amor vostro. Io vo. FILIGENIO. Camina. DOTTORE. Férmati, Filigenio, non entrare ancora: avemo a trattare alcune cose insieme. FILIGENIO. Pur hai animo comparirmi dinanzi, giuntatore: non vedo io che porti scolpita nella fronte la sfacciataggine?

PRUDENZIO. È il diavolo, a parlare con simili ignoranti che non comprendono i sensi delle litterali parole. Ma vacci, se Dio te guardi la grazia nostra; e dilli che venga subito, ché avemo da parlarli de cosa importante. MALFATTO. Volete che venga solo o accompagnato? PRUDENZIO. Come piacerá a lui. MALFATTO. E che volete? che dorma con voi? PRUDENZIO. E va', che tu sei una bestia! Ma odi.

Lardone, tu sai ch'io e tu ci conosciamo insieme, e tu non ti puoi nascondere dietro questo dito. Sai bene quante volte avemo mangiato e bevuto insieme a spese de' perdenti; tu sei un forfante, e le forfantarie l'ho imparate da te; se faremo questione, scoprirò bene che sei un forfante de ventiquattro carati.

Poi, cercando a ventura per Napoli, gliele avemo trovate adosso; e volendo torcele, mi pregò che le lassassi per tutto oggi, che mi arebbe dato costui per securtá di trenta scudi; e avendomegli lui promessi, l'ho lasciato andare. NARTICOFORO. Or parlate voi, di grazia.

Noi per ovviare a questo disordine avemo concertato condurvi al Cerriglio; e faremo che l'oste dica che voi tutta la notte avete aspettato il suo ritorno.

DON FLAMINIO. Presto: come la guadagnaremo? PANIMBOLO. Ancora non avemo cominciato ad ordire, e volete la tela tessuta! qui bisogna tanta fretta, ché la fretta è ruina de' negozi e le subbite resoluzioni son madri de' lunghi pentimenti. Sappiate che non è piú facil cosa che guastar un matrimonio prima che sia contratto: uno solo sospetto scompiglia il tutto.

Parola Del Giorno

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