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Aggiornato: 8 luglio 2025
Conosceva, oltre la sua, perfettamente il francese, il tedesco e l'inglese, era coi classici famigliarissimo, e la innata attrazione per tutto che è nuovo ed ardito lo aveva fino dall'adolescenza portato quasi all'adorazione degli autori romantici, allora sconosciuti ai più, da molti rinnegati, compresi o portati alle stelle da pochissimi giovani ingegni, per ciò appunto bersagliati a loro volta e presi a celia.
E vorrei limitarmi a questa semplice questione di fatto: ma voi parlate d'arte, sentenziate che gli autori contemporanei dovrebbero sentir fremere nell'anima l'opera civile, l'opera d'arte verrebbe poi!
Se ci fossero pervenute tutte le scolie dei grammatici, possederemmo forse oggi indiscrezioni, notizie, favole, intorno agli antichi autori, da farci vedere che il pettegolezzo dei critici non è poi cosa tutta moderna. I pochi documenti che ci rimangono autorizzano questa supposizione.
Nessuno di quei visitatori, per altro, aveva ancor preso un atteggiamento perspicuo; venivano ai martedì, a qualche pranzo, a qualche festa che dava Lidia. Nessuno aveva ancor trovata l'occasione di scriverle un biglietto o d'inviarle un libro o d'addentrarla nella conoscenza dei buoni autori contemporanei; ma io non mi nascondeva che fra la turba doveva trovarsi gi
Liberato così il terreno delle accuse basate sull’equivoco, esaminiamo il ragionamento fondamentale di Giuliano, per analizzarne il valore. Egli parte dalla premessa che fra la convinzione e l’insegnamento di un uomo deva esistere un accordo perfetto, e tale premessa non può che essere approvata da ogni persona ragionevole e coscienziosa. Da quella premessa egli trae la conseguenza che non potevano leggere e spiegare agli allievi Omero e gli altri autori antichi quei maestri i quali non credevano negli dei in cui aveva creduto Omero. Ora, noi sorridiamo a questa conseguenza di un principio giusto, perchè ora a nessuno può passar pel capo di prendere sul serio la teologia d’Omero. Noi ammiriamo lo stile e l’arte d’Omero e di Virgilio, e siamo ancora commossi dalla parte umana dei loro poemi, ma la parte mitologica, se può interessare il critico, come documento letterario o storico, per la coscienza nostra è cosa morta. Ma non dobbiamo dimenticare che Giuliano si trovava in posizione affatto diversa. Al tempo suo si poteva ancora credere, e si credeva effettivamente nella verit
Così, ad esempio, nel tratto ove parla delle Furie, per il significato delle quali si richiama a' soliti «poeti»: ed una parte di questa Chiosa proviene da Lattanzio, l'altra da Sant'Isidoro: e il tutto si legge in altro Commento dantesco del tempo, ove non pur son menzionati i detti autori, ma se ne riferiscon quasi testualmente le parole.
Infatti egli diceva ultimamente al suo traduttore francese, conte Prozor: L'importante, la cosa principale in un'opera teatrale è l'azione, la vita. Il resto è accessorio. Per noi semplici mortali, non grandi artisti come lei rispondeva il Prozor non sono cose accessorie le idee. Ma tutti scrivendo manifestano idee. Che cosa fanno dunque gli altri autori drammatici?
Gli autori sono in contrasto, disse il dottor Agenore con molta disinvoltura; si danno ragioni di peso da una parte e dall'altra; le probabilit
⁵² T. Fazello, De rebus siculis, Decades duae. Dec. II, lib. VIII, ed altri autori citati da Pitrè, Fiabe, Novelle e Racconti pop. sic., v. IV, n. CCXCV. Palermo, 1875.
È proprio tempo di concludere. Codesti volumi, codesti commenti «filologici» son tutti ugualmente ameni, da cima a fondo? Ah, no davvero! Se cosí fosse, sarebbero altrettanti capolavori d'umorismo, e i loro autori meriterebbero una nicchia accanto ai grandi benefattori dell'umanit
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