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Aggiornato: 31 maggio 2025
Passò qualche giorno ancora: nell'estremo autunno di quell'anno, non so in qual occasione, in Roma si diede una festa notturna con luminarie e danze ed altre tali cose. Venne la notte; il fiore dei gentiluomini e delle gentildonne romane, si raccolsero nelle ampie sale del Palazzo Aurelio. La duchessa Elena, usa a far sempre la prima figura in quell'occasioni, non ci poteva mancare.
Io indovinai le ragioni della mia ripugnanza, del mio odio; e progettai una guerra mortale a quella lettera. Incominciai col togliere quanti libri poteva a' miei compagni, e cancellarvi tutti gli U che mi venivano sott'occhio. Non era che il principio della mia vendetta. Fui cacciato dalle scuole. Vi ritornai tuttavia più tardi. Il mio maestro si chiamava Aurelio Tubuni.
Il Palavicino non parlò mai lungo la strada; non sapeva in vero quel che gli fosse conveniente di dire; soltanto quando fu innanzi al palazzo Aurelio, come se le gambe gli si rifiutassero a portarlo, si fermò, e stringendo il braccio del Morone con forza convulsa: Aspettate, gli disse, avrei a dirvi qualche parola.
Dunque, se credete, continuava il Morone, domani stesso vado a darne avviso ai camerari apostolici, perchè dai pergami di San Pietro tornino a promulgare i vostri sponsali, giacchè quanto si è fatto due mesi or fanno, non ha più nessun valore adesso. Rimasti in questa, il Palavicino e il Morone si partirono insieme dal palazzo Aurelio.
Un momento dopo le lettighe, i cocchi, le cavalcature, tutto il seguito della duchessa rientrò nel palazzo Aurelio, gi
E il pensiero e il sentimento della gioventù si riassume nel simpatico episodio del baldo e intelligente Aurelio Drago, che fu condannato dal Tribunale di guerra a sei mesi di carcere, perchè il giorno della sentenza, si fece innanzi alla truppa mentre passavano i condannati, ed impose all'ufficiale: Scopritevi! oggi è giorno di lutto per la libert
Era verso sera; il Palavicino soprapreso da quella specie d'agitazione che di solito veste chi sa d'avere fra poco ad esser causa di un forte commovimento, attraversò le vie di Roma che conducevano al palazzo Aurelio.
Spaventato allora si allontanò, e a passo lento ricalcò la via che prima aveva battuta; passato presso una chiesa, vi si fermò a lungo, poi tornò a mettersi in via. Il suono profondo del martello dell'orologio di S. Pietro si fece sentire in quella; egli contò otto ore.... e si ricondusse al palazzo Aurelio.
La campagna, verde e rosea, fuggiva davanti al finestrino, e quel movimento di tutte le cose suggeriva al signor Aurelio quest'idea peregrina: «tutto è mobile in questo mondo.» Ma poi considerando che gli oggetti si movevano soltanto nell'apparenza, meditò quest'altra idea, anche più peregrina: «tutto è stabile ed immobile in questo mondo. Dormi, Pina, Pinuccia bella! sì, il lacu...»
Fra gl'Imperatori ve ne furono dei meno tristi come Trajano, Tito Antonino e Marco Aurelio. La maggior parte però furon mostri che non contenti delle immense ricchezze che possedevano nelle loro condizioni supreme, cercavano ancora usurpare le sostanze altrui, e guai al ricco Romano ch'essi potevano depredare con uno od altro pretesto!
Parola Del Giorno
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