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Aggiornato: 26 giugno 2025
Gian Giacomo attendeva ne' giorni di cui parliamo, l'esito d'un avvenimento ch'essere dovea per lui della massima importanza. La fortuna e lo stato suo che tanta avevano sembianza di stabilit
Del resto questa volta aveva compagni; non soltanto l'oste, ma anche sua moglie attendeva con impazienza. Essi erano parenti di colui che doveva parlare, è vero; ma probabilmente non avrebbero, anche in caso diverso, gran che differito da Ambrogio.
Il cavaliere rimase confuso; indi: Quali prove? Tutto si attendeva, fuorchè quel colpo. La principessa andò tranquillamente a prendere la lettera di donna Livia a Federico, quella, in cui gli annunciava l'assenso del marchese del Faro alle loro nozze, e mostrandola al conte: Conoscete voi i caratteri della duchessa? gli domandò. Sì; ho veduto qualche suo scritto, balbettò egli. Tenete allora.
Di quelli poi che applaudivano, non tutti prestavano fede alle cose esposte da Manfredi, ed egli medesimo le credeva meno degli altri: assai in ciò somiglievole alla femmina, che più s'ingegna riparare all'avvenenza delle guance e al decoro della fronte, quando più il tempo insiste a sfiorarle quegli ornamenti di troppo caduca bellezza: nondimeno le sue condizioni non volgevano ancora in manifesta rovina, chè forte davvero era San Germano, ed egli attendeva del continuo a maggiormente afforzarlo; nè risparmiava punto a sè stesso, che di giorno e di notte vigilava le sentinelle, faceva le ronde, premiava i diligenti, i neghittosi con amorevoli detti ammoniva: l'uso delle guerre di quei tempi rendeva il luogo inespugnabile, meno che per mezzo di blocco; ma a questo aveva provveduto Manfredi raccogliendovi vettovaglia sufficiente per due anni, nè il nemico poteva circuirlo per modo, che alcuna via non gli rimanesse sempre aperta alla campagna.
A casa li attendeva un'insidia; i parenti e coinquilini avevano internamente barricato il portone: onde, mentre gli uomini con Procolo facevan di tutto per aprirlo con urti, spintoni e colpi di pugno, alla sposa sopraggiunta furono lanciate pallottole di neve, prese chi sa in che luogo. Le sue compagne distribuivano confetti.
Che non avrebbe dato per intrattenerne donna Livia, per mostrarle il debole lume, che gli era apparso nelle tenebre, e che sperava potesse guidarlo ad una intiera luce? Ma perchè avrebbe desiderato far dividere alla duchessa la sua agitazione, il disinganno che forse lo attendeva?... perchè infatti poteva essere una falsa lusinga la sua.
Allora attendeva ansiosamente la ricomparsa di lei, per rileggere con raddoppiata attenzione in quegli occhi misteriosi, eppur tanto fatali. E immobile al balcone contava le ore che passavano lentamente, fino a che un lieve agitarsi di seriche tende annunziava la presenza della mia sfinge!
Ove attende il duca? domandò donna Maria agitatissima. Nella gran sala terrena. Ella corse da lui, pensando che in ogni modo la franchezza sola poteva giovarle. Egli attendeva in piedi. Alla vista della principessa i suoi occhi si fecero minacciosi. Era ancora nel parossismo della collera. Ebbene? chiese donna Maria; siete vendicato? Non ancora. Come?
Efisio Chiardi lo attendeva al Caffè del Parlamento, con una tazza di caffè che gli si era freddato davanti e in mano un giornale inglese illustrato di cui sfogliava distrattamente le pagine, senza neppure guardarle. Hai fatto presto! gli disse. Senti!... Se è vero... balbettò Bedini. Che cosa? Se è vero che tu hai moglie e figli... Io? Al tuo paese. Io?...
A Massimo Bagliani, zio di Ezio, oltre a un lontano rapporto di parentela lo legava un'antica amicizia fatta a Torino, quando l'uno studiava all'Accademia militare e lui attendeva agli studi di legge.
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