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Aggiornato: 21 giugno 2025


Io sono unico figlio d'un signore, che in me piange sua stirpe che si more. Son di Parigi, e quattr'anni saranno che m'ha assalito una febbretta lenta. I medici hanno fatto ciò che sanno; a questa malattia n'ebbi ben trenta. Emetici e purganti provati hanno: parea talor la febbre fosse spenta; ma in capo un mese l'ugna pavonazza, ecco il ribrezzo e la febbretta in piazza.

Perchè? Perchè? Perchè? risposi, rinvenendo dal furore che mi aveva improvvisamente assalito. Mi sentivo impazzire. Oh, quel cranio! Perdonami! Mi sentivo impazzire.

Il malato giaceva in una camera presso la portineria, nel letto sempre pronto ad accogliere chi si fosse fatto male, che non era cosa straordinaria, o chi fosse assalito da improvvisa sofferenza. Giaceva supino sui guanciali candidi, la testa bruna abbandonata, gli occhi semichiusi, il respiro affannoso; su la rimboccatura, le povere mani nere di polvere di carbone, stavano inerti.

Lorenzo da parecchi giorni era cupo, irrequieto, come uomo assalito ad un tratto da molesti pensieri. E peggio che molesti pensieri, erano sventure che incalzavano d'ogni parte. La povert

Il capitano De Cristoforis doveva rimanere a Sesto con la sua compagnia, sorvegliare il passo del Ticino, e se gli capitava il destro impossessarsi di qualcuno dei vapori nemici, e sopratutto doveva guardare la strada Sesto-Gallarate attirandovi il nemico, trattenerlo quanto avesse potuto, e battere in ritirata su Varese se assalito da forze superiori.

Abù-el-Nemr aveva fatto due passi indietro e guardava Ahmed con ispavento. Era diventato cinereo e tremava in tutte le membra come se fosse stato assalito da una tremenda febbre. Sembrava istupidito, pietrificato. Lui, nelle tue mani! balbettò alfine. Lui prigioniero!... Oh!... Ma che hai? gli chiese Ahmed con stupore.

Nella prima notte del 22 avete scoperte e portate via le poche armi che servivano per la vostra difesa; avete costretto il nemico ad aprire la Porta S. Paolo, avete risolutamente assalito la guardia del Campidoglio e vendicato così i vostri morti, abbattendo tutti quegli avversarî che han potuto raggiungere le vostre armi.

«Signorerispose il Cavaliere primo venuto «volentieri farei quello che mi richiedete, ma il bisogno mi chiama altrove; io vedo il mio compagno assalito da due Cavalieri, posso lasciarlo solo: contro il Monforte, e non contro voi, noi portammo la sfida ad oltranza.» «Cavaliere, io non saprei dirmi vinto oggi, senza un patto.» «Ditelo

Per queste improvvise debolezze, delle quali avrebbe voluto cacciare da ogni ricordo, egli era assalito poi da un rammarico crudele. Così una notte egli pianse di rabbia per aver baciato furtivamente, cento volte, una sciarpa di velo ch'egli aveva trovato, dimenticata da Loreta, sopra uno de' banchi rustici dinanzi alla casa, quand'egli era rientrato.

Furlani di triste diventava cupo: aveva smesso di fare il galante con la cameriera: ora davanti all'amico era assalito da subitanei rossori. Aveva dei parossismi strani, indefiniti, che lo lasciavano in un abbattimento profondo.... Una volta che lei sdraiata sotto gli aranci gli diede il ventaglio per farsi vento, provò la voglia brutale di prenderla tra le braccia.

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