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Arrivai a Sora, citt

Arrivai a Saragozza a notte avanzata, e scendendo, mi colpì subito l'orecchio la cadenza particolare colla quale parlavano i vetturini, i facchini e i ragazzi, che si disputavano la mia valigia.

Quanno arrivai a Posilipo, appena m'avea ciancoliati quattro muorzi, quanno scappa Dio e fa buon iuorno, ca sento gridar «turchi! turchi!». Chilli strilli me fecero scorreiare e chilli quattro muorzi me deventaro tosseco. L'uocchio dello bifaro me se fece tantillo e le nateche me facevano lappe lappe; ca se m'arrivavano, me ne sorchiavano commo n'uovo friscu.

Arrivai inatteso, verso mezzogiorno. Allo sbarco, un gruppo variopinto d'uomini e signore osservava la solita manovra dell'approdo; io, confuso tra la folla sopra-coperta, distinsi immediatamente nel gruppo Lidia al fianco d'Ettore Caccianimico; ella guardò i passeggeri, non mi vide, si volse a pronunciar qualche parola con Ettore.

"....... Ai generosi," "Giusta di gloria dispensiera è morte." Arrivai dal ciabattino; lo stivale era nell'identico stato di quando era entrato in bottega; lo agguantai non senza stiacciar qualche moccolo e a passi di corsa ripresi la via.

Il cerchio del contastorie era il più piccolo, ma il più bello. Ci arrivai giusto nel momento in cui, avendo terminato la solita preghiera inaugurale, cominciava il racconto. Era un uomo d'una cinquantina d'anni, quasi nero, con una barba nerissima e due grandi occhi scintillanti, ravvolto, come tutti gli altri raccontatori del Marocco, in un amplissimo panno bianco stretto intorno al capo da una corda di pelo di cammello, che gli dava la maest

Di canale in canale, di ponte in ponte, arrivai sino alla diga dei Boompjes, dinanzi alla Mosa, dove ferve tutta la vita della grande citt

Il ponte fu gettato, vi passai, e arrivai innanzi a Lidia e ad Ettore quasi di sorpresa. Tornato! esclamò la donna, stendendomi la mano. Perchè non ci hai scritto? Non sapevo, mormorai, con uno sguardo sintetico a Lidia. Come s'era vestita stranamente!

Arrivai al bagno di Genova più morto che vivo. Ci tolsero le manette e ci slegarono dalla catena che incatenava il braccio dell'uno al braccio dell'altro. Le mie mani rimasero giù penzoloni come se fossero state riempite di piombo. Non le sentivo più che come un enorme peso che mi trascinava verso terra.

Da Venezia in Alessandria d'Egitto, quindi al Cairo, di dove attraversando l'Egitto arrivai in Sorìa, passando per mezzo la citt