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Aggiornato: 1 maggio 2025


Politica! diss'egli tra . Lasciamola ad Aristotile; io ne ho piena la testa. E le tasche; soggiunse con amara celia, mentre si tastava il giubbone. Ce l'ho qui, io, buoni Castigliani, il trattato che dovr

Il concetto scientifico informatore di questi Discorsi, così evidente per il Villari che nullameno ha dimenticato di dichiararlo, non si vede. Se il Macchiavelli avesse avuto un vero temperamento di scienziato, si sarebbe anzitutto preoccupato della forma e del metodo del suo libro: se il suo ingegno avesse posseduto un'idea originale, avrebbe intorno ad esso raggruppati tutti i fatti e li avrebbe con essa interpretati. Ora l'idea originale gli manca come storico, critico e politico. Dopo l'immenso monumento della Politica di Aristotile, nella quale lo Stato è concepito ed esaminato nella molteplice unit

veggio simigliantemente alcuna differenza tra 'l nostro e vostro corpo, e perché piuttosto il vostro possa ricevere tanta nobile forma quanto è l'intelletto, che non possa ancora il nostro. Ma lasciamo ora alquanto le ragioni ne' loro termini stare, e produciamo in mezzo le sacre e veracissime istorie, e manifestamente vedremo nessuna cosa essere a Dio faticosa e impossibile. Aristotile.

E il medesimo conferma la diversitá dell'opinioni sopra questo fra li primi savi del mondo, Platone e Aristotile; e degli antichi, da loro recitate tanto da questo nella Politica quanto da quello nelli libri De republica; e de' moderni, che han voluto deviare dal parere delli detti, depingendo e approbando il governo tirannico per politico, l'ignoranza de' quali è stata abbracciata da non pochi che governano o consegliano a chi governa.

La Politica di Aristotile è una delle tappe più gloriose nella storia del pensiero umano, forse il monumento più grande delle scienze storiche; i Discorsi del Macchiavelli non furono e non saranno mai che discorsi di un grande ingegno vagante nella storia colla penetrazione dell'arte politica e di una varia esperienza personale.

Per potere intendere Aristotile, bisogna aver prima intese di per se stessi le vere bellezze intime de' poeti greci, allo spirito delle quali si riferiscono tutte le regole aristoteliche. Ma a questo non si pose mente.

Rincresce spesse volte a' filosofanti la turba volgare: per che, da essa partendosi e raccoltosi in alcuna solitaria parte della sua casa, contra con la considerazion trasportando, talvolta ragguarda quale spirito muove il cielo, onde venga la vita agli animali, quali sieno delle cose le prime cagioni; e talvolta nello splendido consistoro de' filosofi mischiatosi col pensiero, con Aristotile, con Socrate, con Platone e con gli altri disputerá della veritá d'alcuna conclusione acutissimamente; e spesse fiate con sottilissima meditazione se ne entrerá sotto la corteccia d'alcuna poetica fizione, e, con grandissimo suo piacere, quanto sia diverso lo 'ntrinseco dalla crosta riguarderá.

Oltrediché, in tutta la storia della poesia moderna scorgesi manifestissimo l'impero assoluto della critica. Aristotile divenne il legislatore de' poeti, siccome lo era de' filosofi e de' teologi.

E certo, se le mie parole meritano poca fede in gran cosa, io non me ne turberò; ma credasi ad Aristotile, degnissimo testimonio a ogni gran cosa, il quale afferma aver trovato li poeti essere stati li primi teologizzanti. E questo basti quanto a questa parte; e torniamo a mostrare perché a' poeti solamente, tra gli scienziati, l'onore della corona dell'alloro conceduto fosse.

Volle dunque intendere in questo luogo Aristotile, non dell'indigenza delle cose necessarie solamente, ma d'ogni disiderio, che ci move a dare stima alle cose e misurar il loro valore col soldo.

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