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Aggiornato: 11 giugno 2025
Ariberto voleva rammentargli i quattrini sciupati a Parigi per capriccio della contessa, i quattrini che in quell'ora sarebbero stati doppiamente preziosi; ma si frenò.
Rammento sempre le parole di quella sera: «Andate anche voi! Accompagnatelo». Qualche volta me le ripeto. Ecco, vi dirò, contessa, rispose Ariberto con un sorriso. Voi credevate che io fossi, non so perchè, vostro nemico.... Gioconda si sentì arrossire.
È molto ammalato? interrogò Folco affannosamente. Molto. Parti subito. Folco si gettò nell'altra camera a preparare una valigia. Ariberto fece qualche passo, avvicinandosi a Gioconda.
Io? disse con indifferenza Ma subito si corresse: Io sarei felice di veder lavorare il mio Folco. Non m'importerebbe nulla di rimanere sola all'albergo se sapessi che Folco è alla Biblioteca o non ha tempo d'accompagnarmi a teatro. Un giorno o l'altro, promise Folco piuttosto a sè medesimo che ad Ariberto, mi ci metterò. Quanto rimarrete a Parigi? domandò Ariberto. Chi sa? disse Folco.
Egli veste benissimo e sa leggere un orario: io non vado più oltre. Figuratevi, forse lo sapete, che traduceva François Villon, e io ignorava anche l'esistenza di quel poeta. Non me ne importa nulla, ma ciò può darvi idea della mia coltura! Ariberto Puppi aveva la debolezza di mostrarsi in tutto assai peggio di quel che non fosse: ignorante, pigro, volubile, nullo.
Mangiò poco; non bevve quasi nulla; fingeva d'ascoltare ciò che dicevano i due uomini, Folco e Ariberto, il primo dei quali non aveva occhi se non per lei, e l'altro non vedeva nulla perchè aveva visto troppe volte lo stesso spettacolo o spettacoli consimili.
Ammirati i fiori sul davanzale, con manifesto rincrescimento del loro proprietario, che vedeva mal volentieri il suo amico accostarsi alla finestra, Ariberto venne alla scopo della sua visita.
Hai ragione, disse Folco. Inoltre, seguitò Ariberto, incoraggiato dall'approvazione dell'amico, presto o tardi avrai bisogno di danaro. Oh, interruppe Folco, non sar
Mandava fiori di tanto in tanto, come s'usa, accompagnava l'una signora o l'altra alla passeggiata, indifferentemente; era impossibile capire s'egli avesse una preferenza. Uhm! disse Ariberto. E tentò scoprire terreno con Gioconda, un giorno in cui Nenni era assente. Credo che quell'analfabeta non vi dispiaccia, cara contessa....
Quando udì che Ariberto lo aiutava, il cuore le si allargò; aveva di lui un concetto strano, fra l'odio e l'ammirazione; il suo intervento assicurava, agli occhi di Gioconda, la vittoria. Ebbene, le disse Folco, ora credi che Ariberto mi sia amico?.... Non gli devo tutto in questo istante? La contessa ebbe il suo sorriso enigmatico. Non discutiamo! rispose.
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