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Per questo soltanto, avete avuto la certezza che mi amavate? Non soltanto! Il vostro cuore ha avuto le sue ore di passione, non è vero? ella disse. Ne ha avute anche di aberrazione? ... . Quanto ho sofferto, sempre, in queste ore, che gelosia continua, profonda, sanguinante, ho avuto di voi e della persona che amavate!

Ma quell'altro, il vile, che fu sul punto di ottenervi, s'è pure affrettato ad accettare lo scampo! Non parlate così, messer Giacomo! Sebbene è giusto che la cosa debba aver questo fine, è debito nostro di dire che egli non ha risposto nulla. Ed è brutto, assai brutto, accusare gli assenti. Voi dunque rimpiangete quelle nozze! Amavate dunque il conte di Osasco, senza conoscerlo ancora?

No, perchè io mi credetti insozzata di codesto vostro amore, io, fidanzata di Roberto Guiscardo e figlia dei barone Giselberto Squassapostierle. Quella sera che, sul merlato delle torri di Cariati, credevate favellarmi dei perigli delle passioni inavvedute, quella sera, nel caldo del discorrere, il delirio vi dominò come adesso, e mi svelaste che mi amavate.

Non sapete che, dopo avere abbandonato la contessa, venne a cercarla, proprio da Zurigo? Lo seppi. E non ve ne inquietaste? No. Come mai? Anche poco fa, quando vi chiesi del suoi rapporti con l'Italiana, rispondeste che non vi occupavate di queste cose. Se lo amavate veramente, come non vi premeva di saperlo libero? Lo sapevo libero.

A lui, schietto e gentile amatore, nulla! Lo amavate, diceva ognuno, e a voi pure pareva. Era bello, possente, dalle donne desiderato, dagli uomini temuto, e vi piacque lasciarvi amare da lui.

Poichè Mario tentennava il capo, ella credette ch'egli negasse. Non è questo dunque? È quell'altro?... Voi mi amavate... in quella ma- niera? No, no egli rispose. Quindi, come pentito della finzione, proruppe con impeto: Eppure ... Anche in quella maniera... Qual'è l'uomo che, amando, non desidera?

DON FLAMINIO. Egli cerca tôr a me Calidora concessami dal padre e dal mio zio, della qual sono acceso talmente che sarò piú tosto per lasciar la vita che lei. L'amor mio non è degli ordinari, ma insopportabile, inmedicabile, non vuol ragione. POLISENA. Se amavate Carizia, com'or amate Calidora? DON FLAMINIO. Non potendo amar quella che è morta, l'anima mia si è nuovamente invaghita di costei.

Mi ricordo rispose essa macchinalmente. Ai vostri volti sereni e felici, agli sguardi che vi davate, tutti compresero che eravate fidanzati: e mi chiamavano padre fortunato! , molto fortunato, aggiungo io: voi vi amavate fin troppo. Mai troppo disse Guido. È vero. Auguriamoci sia sempre così, nevvero, Emma? Auguriamcelo, pap

Un presentimento, un intuito della generosa indole vostra, non lo dico per vantarmene, credetelo, diceva al mio cuore che voi mi amavate e che quell'amore vi faceva infelice. Per questo sono venuto, o Irene!... e sono venuto... a dirvi... che voi non potete esser mia!

Fu donna, fece una smorfia che le impedì di vedere una medaglia al valore guerresco. Ma dunque? non amavate l'anima? Se gli occhi sono lo specchio dell'anima, come contemplerò io debitamente la vostra, or che ve ne manca uno? Ah che scetticismo! Che cattiveria!... Ma chi insegna a noi uomini ad essere così cattivi?