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70 Qual lo stagno all'argento, il rame all'oro, il campestre papavero alla rosa, pallido salce al sempre verde alloro, dipinto vetro a gemma preziosa; tal a costei, ch'ancor non nata onoro, sar

Nella medesima ordinazione è costituito il prezzo all'argento fino di 12 once fiorini 10-1/5, che sono carantani 612; onde l'oro valeva piú dell'argento 11 volte e 72/100; il che, sebbene s'approssima al prezzo che voleva stabilire il Bodino di 12 d'argento per una d'oro, pure mostra che dal 1512 in qua ella era anzi scemata.

Imperciocché, se avessimo ora 60 soldi del peso e bontá di quel tempo, non svariarebbero dalla valuta d'un zecchino, se non quel tanto ch'importa la varietá della proporzione dell'oro all'argento, che in quel tempo era da undici e mezzo in circa ed ora è di quindici in circa per uno, sicché non valerebbe nemmeno oggi altro che 78 di que' soldi medesimi; ma vale egli tanti soldi piú, mentre si spende per 400 soldi medesimi, perché i soldi poco a poco sono scemati tanto di valore, che non ponnosi fare se non di rame, con pochissimo argento dentro, e la lira, ch'era 20 di que' soldi d'argento ed era un terzo di zecchino..... che si è cresciuto.

A' tempi di Plinio Secondo, che il Budeo nel terzo libro De asse ne ricava, correva l'analogia dell'oro all'argento come di quindici ad uno, imperocché uno «scrupolo» d'oro valeva 20 sesterzi, e però una dramma o denario ne valeva 60; ed all'incontro una dramma d'argento in pari peso valeva 4 sesterzi: e però l'oro all'argento in pari peso valeva quindici volte piú.

Ma ciò non da altra causa procede che da quella medesima che le ha fatte alzare tutte, ch'è la sproporzione con che erano state valutate negli ultimi bandi, ne' quali l'oro all'argento aveva proporzione appena d'un'oncia d'oro per once 14 7/20 d'argento, e, secondo le piazze di Genova, di Milano ed altre, doveva averla di uno a 14 2/3 almeno.

Or, come questi due metalli ormai da quasi tutte le nazioni del mondo sono destinati a quest'uffizio, il valore, che chiamiamo delle monete, non è altro che quella relazione che ha uno d'essi all'altro in ordine alla stima che ne fanno gli uomini: e quando vogliamo dire il valore d'una libbra d'oro, non abbiamo piú certa misura, per ispiegarlo, quanto riferendolo all'argento; ma, se ci accade avere a dinotare il valore dell'argento, subito con l'altro suo piú comune relato lo significhiamo, dicendo che una libbra d'argento vale 4/59 d'una libbra d'oro, o vogliamo grani 468-3/5 d'oro.

Pare assai evidente, da quanto nel capitolo precedente si è discorso, ch'essendo la varia abbondanza o caristia d'oro rispetto all'argento causa della proporzione con che uno si baratta all'altro, dunque l'uno dell'altro necessariamente dire si debba prezzo e misura; e maggiormente che, essendo queste le due materie che piú universalmente in tutto il mondo sono in uso di moneta, che vuol dire sono la misura del valore delle altre cose, nulladimeno, essendo che questo nome di «valor intrinseco» de' metalli è preso spesse volte da alcuni per certo fantasma che non capiscono, sembra difficile capire come possono questi metalli uno esser misura dell'altro vicendevolmente, di modo che non piuttosto abbia da essere qualche cosa nel mondo che sia misura comune d'ambidue.

E perciò resta il danno solo alla plebe ed all'erario del principe, che tira i suoi dazi ed altre entrate a ragione di tanti soldi, ecc., come si vedrá. Qual effetto produca la proporzione dell'oro all'argento, male osservata nella valutazione delle monete.

Poiché dice essere la causa che tutta l'Europa ha stabilito un medesimo prezzo all'argento, e questo non è vero; e, se fusse vero con gli altri paesi, non è vero con il Regno, essendo difforme il prezzo dell'argento statuito in Regno da quello, non dico delle parti lontane della medesima Europa, ma delle vicine, come è dell'Italia medesima, essendo piú valutado l'oro e l'argento in Regno di qualsivoglia parte d'Italia, come si è detto nella prima parte.

Dalle cose dunque sin qui dedotte si vede manifesto che non tutte le zecche possono osservare, se non per poca quantitá, la proporzione universale dell'oro all'argento dentro alle misure che si dovrebbe, senza scapito.