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Aggiornato: 27 giugno 2025
Dunque disse Aldini, hai fatto un gran discorso ieri? Ho parlato, sì... Dovevo parlare. E abbiamo la crisi? Quella ci sarebbe stata in ogni caso. Il Re chiamer
Varedo prese il primo treno diretto per Roma. Aldini tornò all'albergo ov'era disceso venendo a Torino, e ove s'era sempre tenuto una camera benchè nelle ultime notti della malattia di Bebè egli dormisse in casa di sua nipote. Mi prepari il conto egli ordinò al direttore dell'albergo. Parto stasera. Per Modane alle 23.25? chiese il direttore che credeva esser questa la sua direzione.
Sì, grazie al cielo, sì... E puoi immaginarti quante cose m'ha detto per te, per tutti e due... A voi altri non domando come stiate; si vede. Ci vedrai meglio a casa. Aldini, venuto a Torino, oltre che per salutare la nipote, anche per certi affari d'una Compagnia assicuratrice a cui egli apparteneva, avrebbe preferito alloggiare all'albergo, ma i Varedo non glielo permisero.
Poi le maniere affabili di Diana e dell'ingegnere lo rinfrancarono, ed egli parlò semplice e modesto di sè e dell'arte sua mostrando alcuni de' suoi ultimi lavori condotti con isquisita finitezza, e schermendosi dagli elogi col dire ch'erano imitazioni dall'antico. Imitazioni che possono stare a petto degli originali notò Gustavo Aldini. Girolamo Bardelli negò risolutamente.
Ma io non mi occupo di letteratura amena rispose Varedo. Però, poichè gli altri insistevano ed egli non voleva che il suo silenzio fosse interpretato come un'approvazione delle idee esposte da Gustavo Aldini, egli dichiarò che conosceva assai poco dell'opera di Emilio Zola e che si limitava a dire una sua impressione. Ed era questa. Che Zola, mezzo francese e mezzo italiano, era, anche letterariamente, il prodotto di due nazioni e di due civilt
Ma se tu avessi assunti degl'impegni!... Se tu avessi un programma scientifico da svolgere, un apostolato da esercitare! Questi sì che son paroloni pensava Aldini. Ma si contentava di tentennare il capo in silenzio. Ella enumerava con mal celata compiacenza le occupazioni molteplici di suo marito.
Ah conchiudeva Diana quando penso ai bei damerini che perdono il loro tempo a correr dietro alle signore, a organizzar gite di piacere, a diriger quadriglie e cotillons!... Che concetto hanno costoro della vita? Aldini sorrideva maliziosamente. Non ne hanno. Vivono alla meno peggio. E forse i savi son loro. No protestava la nipote scandalizzata. Lo dici per farmi arrabbiare.
Sul lato più lungo sedeva la signora Valeria tra il cavalier Duranti, che aveva alla sua sinistra Diana, e il cavalier Nocera, che aveva alla destra la signora Susanna Duranti. Gli altri quattro commensali occupavano, fronteggiandosi, i due lati minori; da una parte la signora Adelaide e Gustavo Aldini; dalla parte opposta il professore Varedo e la signorina Duranti.
Signora e signorina Duranti! Era la voce dell'ingegnere Aldini che desiderava l'approvazione dei commensali circa al posto ov'egli aveva fatto apparecchiare la tavola. Qui si vede benissimo il mare e si è nello stesso tempo più riparati dall'aria egli spiegò. Se però preferite avvicinarvi alla ringhiera... No, così va perfettamente risposero, a una voce, le signore interrogate.
Povera donna!... Condannata a subirsi tutte le conferenze dalla prima all'ultima... Suo marito crede che questo entri nei doveri d'ufficio... Avanti... Non dico altro. E adesso non c'è più nessuno che non sappia quale sia il suo dovere ripigliò Gustavo Aldini con aria di mite canzonatura. Non la tormentare interruppe la signora Valeria.
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