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Aggiornato: 11 luglio 2025
Finalmente il supplizio finì; Virginia baciò in volto la cuginetta promettendole di tornar presto a consolarla; Ernesta mandò un bacio ai cari zii Rinucci.... Rimasti soli, Agenore che aveva parlato quasi sempre lui, dichiarò ad Ernesta che la signorina Virginia era una donnetta amabile, non bella veramente, ma amabile, soprattutto nel conversare. Sì rispose Ernesta è molto vivace.
Erano venuti fuori di casa e si avviarono passo passo lungo un viale. Agenore offrì il braccio alla signora, si guardò parecchie volte intorno e finalmente sprigionò un lungo sospiro. Da che deriva il sospirare dopo pranzo? domandò Ernesta levando gli occhi a guardare in faccia il suo cavaliero.
Agenore si guardò alla sfuggita nello specchio, si rimproverò in cuore di non essersi fatto radere al mattino, fece uscire i polsini dalle maniche del farsetto coll'aria d'un guerriero che assicura l'asta in pugno, e ricominciò l'assalto.
«È Agenore, diss'egli appena udì il rumore dei passi nell'anticamera, e subito dopo aggiunse: non è solo.» Era in fatti Agenore accompagnato dal dottor Q... oculista celebre.
Il dottor Q... entrò, fece un saluto cortese col capo, e senza perdersi in parole inutili, sciolse egli stesso la benda del cieco per esaminarne gli occhi alla luce della finestra. Perfino il cuore di Agenore batteva affrettato. Ernesta collo sguardo intento spiava una buona novella, un incoraggiamento, una speranza sulla faccia del dottore, il quale rimase impassibile e sereno.
Mia moglie non comprende queste cose perchè è un po' fatua, un po' spensierata, un po' frivoluccia, un po' insomma tutto quello che ella dice che io sono, ma io... ma io.... La faccia da ridere del dottor Agenore imbrogliò la frase di Leonardo, il quale fu costretto a fermarsi ed a domandare: Dimmi tu se ho ragione.
E tua moglie, indovina.... è innamorata di te. La rivelazione che Agenore aveva circondata di tanto mistero, non fece l'impressione temuta sull'animo del cieco; un dolce sorriso apparve sulle sue labbra, null'altro. Grazie, disse Leonardo. Si figuri, rispose Agenore, canzonandolo niente, è una bazzecola! Grazie, ripetè Leonardo lo sapeva.
Sicuro, disse il dottor Agenore, Sicuro, ripetè Ernesta sorridendo. Queste ciancie si facevano nel salotto, dovendosi, per ordine del dottore, lasciare in pace l'infermo. Tornerò domani, disse Virginia; e siccome non mi aspettereste, anticiperò. Brava! Brava!
Il dottore, a forza di staccar sassolini allargando la breccia, si era fatto un mucchio di rottami dinanzi: la diffidenza, la beffa leggiadra, lo spirito, potenti ostacoli prima, erano diventati nulli. Ernesta si lasciava indovinare la noia nel viso; si lasciava leggere negli occhi il piacere immenso che provava vedendo Agenore, l'unico amico suo.
Aspettò, partì e giunse a Bellagio. Ed è inutile dire che la mattina della partenza non aveva dimenticato di farsi radere. Il dottor Agenore intraprende una cura radicale. La villetta, che pareva fatta apposta per esser nido d'un amore clandestino, era situata sopra Bellagio un bel tratto, ai due terzi del colle.
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