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Era un'altra cotta. Nella Casa Grigia a Wareside, Fräulein Müller leggeva ancora la Divina Commedia all'inconscio zio Giacomo. I fiori dei meli oscillavano nella mite aria primaverile. Le farfalle passavano come fiori alati sul capo di Edith che giaceva in un seggiolone al sole, troppo stanca per muoversi e troppo svogliata per leggere.

Ed egli era così divertente che Edith rise e rise, finchè le venne la tosse, e tossì e tossì fino alle lagrime. Allora tutti dissero che non si riderebbe più. Fu un viaggio delizioso. Quando il treno si fermò alla placida stazione campestre di Wareside, scesero e trovarono la signora Avory colla piccola Nancy ed il nonno ad aspettarli. E vi furono nuovi saluti e nuovi abbracci.

Più tardi, quando furono tutti e quattro installati nel treno che li portava a Wareside, nell'Hertfordshire, Edith si abbandonò interamente al piacere di osservare i gesti dello zio Giacomo e gli occhi del cugino Antonio, che Valeria chiamava «Nino». Egli disse ad Edith che lo chiamasse Nino anche lei, e le parlò in una lingua che egli chiamava «banana-english».

E Bemolle, che si riprometteva di andare a vedere la sua vecchia madre non appena terminati i concerti al Costanzi, camminava dietro a tutti lagrimando silenziosamente, disciolto in una vaga tenerezza verso il mondo in generale. A proposito, Nancy, disse Nino, sai che ho riveduto la cara vecchia villa di Wareside?