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Il cuore di Fortunata batteva anch'esso per Tita, ch'era sempre gentile con lei e che la chiamava padroncina. Nel venir a palazzo essa lo aveva incontrato per istrada gi

Ma che stufatino!... Ma che salsa piccante! interruppe la Cate. Meglio arrosto. Scusi, siora Cate, è troppo piccolo. Alla malora il porco e i suoi protettori urlò Tita in una recrudescenza di furore. Ch'io possa morire d'un accidente se di quel porco ne assaggio un boccone.... L'avevo detto al mio compagno che se lo tenesse tutto per lui.

Oh, corpo de diana ella diceva al fratello vorrei anche vedere che ti trattassero con mala grazia. Io risponderei: Lustrissimi, credono che a vogare in regata sia lo stesso che a starsene lunghi distesi con la pancia in giù sui cuscini d'una bissona?... Eh, non ho peli sulla lingua io.... Tita s'impazientiva. I rimproveri dei padroni sono il meno... È l'amor proprio.

A noi, Tita, gli ultimi colpi. Quindici alle bianche, venti alle nere. Marco non è a tiro di partita. Taci l

Infatti i gondolini dovevano ancora giungere al punto estremo del Canal Grande, a Santa Chiara, poi girare intorno a un palo che qui chiamano il paletto, e rifare una gran parte del cammino fin presso l'imboccatura del rio Foscari, ove sorge la cosidetta Macchina, ch'è una elegante baracca di legno improvvisata sull'acqua e segna la meta ultima della corsa. In tal maniera, da tutti i palazzi che stanno tra il rio Foscari e Santa Chiara, i regatanti si vedono due volte, cioè all'andata e al ritorno. E realmente il ritorno può serbare non piccole sorprese, e tale che chi era primo diventa secondo, e tal altro che pareva ormai fuori d'ogni speranza accenna a conquistarsi valorosamente la sua bandiera. Ma questa volta gl'intenditori dicevano chiaro e tondo che a Nane Bisatto il primo premio non lo portava via neppure il Padre Eterno, giacchè c'era troppa distanza tra lui e il gondolino di Tita Oliva, ed era gi

C'erano due partiti. Gli uni tenevano per Tita Oliva, gli altri, meno numerosi, per quel Nane Sandretti detto Bisatto ch'entrava in regata per la prima volta. Tita, come sappiamo, era il gondoliere di casa Bollati, e quando lo si nominava, tutti gli occhi si alzavano verso la finestra a cui era affacciata la ragazza Rialdi.

Il conte Zaccaria, gonfio e pettoruto pel bel successo della sua Uscocca, aveva annunziato come cosa sicura a' suoi ospiti che il primo sarebbe stato il gondolino rosso N. 6 a poppa del quale vogava il suo Tita Oliva.

Questi discorsi si tenevano anche nel barcone ch'era fermo all'imboccatura del rio sotto il palazzo, e Fortunata che aveva preso tanto a cuore la causa di Tita, si metteva nei panni di lui e aveva una gran voglia di piangere.

Lascia stare il popolo, che lui non c'entra in queste cose qui....E tu guardati bene dal fare il Cajo Gracco un'altra volta. Che cosa vorresti dire con queste parole, Galeazzo? Niente affatto; ma il Tita, cameriere, t'ha veduto a Santa Maria della Scala a ricevere i battimani dei trecconi, e mi ha fatto ridere assai.

È stato quel colpo di vento alla Punta della Salute ripigliò un altro. C'ero io, c'ero. Bisatto l'ha sentito meno perchè il suo gondolino si trovava più a destra. Ma Tita non voleva esser consolato e andava in escandescenze, soprattutto quando la sua umiliazione gli era rammentata dai guaiti del porcellino che giaceva in un angolo, più morto che vivo.