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Il buon padre la trovò sveglia nel letto, e si avvide che faceva uno sforzo per sorridergli, per tranquillarlo. Sono stanca, ho freddo, niente altro. Non aveva infatti febbre, malore apparente. Aggradì una tazza di latte, e volle che il padre le facesse come al solito la lettura dei libri santi, che ascoltò compunta e grave.

Se qualcuno doveva essere geloso, era la sua povera morta dimenticata, era la sua povera morta sulla cui tomba egli non si era inginocchiato, non aveva pregato, non aveva portato un sol fiore!... No, egli non se n'era scordato!... Il tempo aveva rimarginata la piaga, ma essa ora si riapriva e il sangue ne grondava!... La vita aveva potuto riprenderlo, distrarlo, creargli altre cure; ma la miglior parte di era sepolta con lei!... Un'altra donna aveva potuto sorridergli, amarlo e farsi amare; ma il ricordo di Bianca, della sua morta, viveva ancora in lui, sarebbe sempre vissuto, puro, ideale, immortale come una religione . . . . . . . . . . . . . .

Nancy per consolarsi sperò che fosse lui stesso un orrore di bruttezza. Ma e se lo fosse? Nancy come avrebbe potuto parlargli e sorridergli, s'egli era un ripugnante mostro? Poi ragionò che se fosse un mostro non le avrebbe detto di venire. «Perchè non pranzeresti con me giovedìnon è il telegramma che manderebbe un mostro. No. Nancy era persuasa che egli non era un mostro.

Quel giorno errò come un pazzo per le strade e pei parchi preceduto da un fantasima di fanciulla dagli occhi azzurri e dai lunghi, disciolti capelli biondi, che ora pareva sorridergli con ingenua famigliarit

Andava in quella vece da Filippo Bertone, dal suo fortunato rivale, in cui la sera antecedente egli vedeva ancora un nemico. Filippo gli aperse le braccia e se lo strinse al petto con tenerezza fraterna. Voleva sorridergli; ma lo vide così stralunato, che il sorriso gli si gelò sulle labbra. Mio Dio! esclamò egli impallidendo. Che ti è accaduto, Ariberto?

Scosso da lui, il conte Ettore si destò in soprassalto. Morta? esclamò egli, rabbrividendo. No, generale; vi chiede. Il vecchio gentiluomo accorse, e si chinò con atto affettuoso verso di lei. Gisella guardò il marito, lo guardò lungamente; poi si sforzò di sorridergli. Schiantava il cuore, quel triste sorriso. E volle parlare, la povera creatura; ma non le venne più fatto.

Infatti, il giovine Lorenzo Salvani passeggiava su e giù per la camera, e gli occhi di suo padre erano sempre fissi su lui. L'amore di Lorenzo per suo padre era stato immenso, e pareva a lui, anima di poeta, di non averne perduto l'amore, se, alzando gli occhi al quadro, vedeva sempre il suo buon padre sorridergli.

E da principio tutto andò bene. Bice non si ricordava quasi più del marito, se non per sorridergli come al padre del bambino, o preoccuparsi tratto tratto di quanto avesse potuto ancora fargli piacere. Quindi aveva tolto dalla propria camera di sposa, divenuta come una cappella colla presenza del bambino, tutte le mondanit

In queste ed altre faccende giunse la sera. Tornandosene a casa, trovò il giardiniere della signora Argellani, che lo aspettava sull'uscio. Buon giorno, ed anzi buona sera a Vossignoria! disse il Giacomo levandosi il cappello. Oh, Giacomo, rispose Laurenti, facendo uno sforzo grandissimo per sorridergli che buon vento vi mena quassù? Buono? Chi sa? Vossignoria ne fa di belle, in fede mia!

Margherita contemplava l'accelerato anelito del bambino: il vivido incarnato, che il sonno gli diffondeva sulle guance, la invitò a baciarlo, e le brillava in volto quell'ineffabile contentezza, che non sa se non chi rimase assorto nell'osservare chiusi due occhi, che devono sorridergli amorevoli allo svegliarsi.