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E poichè io reputo debito strettissimo di ogni cittadino cogliere ogni occasione per conficcare bene nel capo al popolo come in ogni tempo, non si sa, se più nocessero alla Patria, o i Preti, o i Tedeschi, o i Moderati; e questi oggi abbiamo tutti e tre sul groppone con l'aggiunta del quarto; metterò qui le parole di coteste insigne cittadino, qual fu il conte Santarosa, le quali si leggono a pagine 80 del suo libro della Rivoluzione piemontese del 1821, intorno ai mezzani uomini questi i quali ingegnandosi accordare gl'interessi di partiti opposti secondavano la indolenza di un governo per stesso inetto, irresoluto, ed inclinato alla rea politica del guadagnare tempo, tanto fatale in momenti di rivoluzione, che perde i popoli, e chiama loro sul capo le maledizioni di cui n'è autore o seguace

Vedi il libro del SANTAROSA, intitolato Scene istoriche del Medio Evo Spenti sono i migliori, e succeduta È qui razza di mesti e di discordi Ch'ogni più contristerìami. Or voglio Questa regal magnificente corsa Assaporar per via; fermo in Vinegia Prendere ostello intendo poi: Vinegia, La citt

I Piemontesi hanno sofferto in pace che il conte Santarosa per bene 39 anni di altra lapide non fosse onorato, tranne quella che gli pose la piet

mai anche limitandosi a scorrere la Storia onesta ma imperfetta del moto scritta da Santarosa erano state più visibili le tristissime conseguenze d'un tristo programma. Un proclama di Carlo Alberto, capo del Governo Rivoluzionario, aveva largito amnistia alle truppe che lo avevano fondato. La Giunta s'era avvilita in negoziati coll'ambasciatore russo, conte Mocenigo, che offriva sfrontatamente perdono ai cospiratori e qualche speranza d'una Carta Costituzionale. Erano uomini d'innegabile patriotismo e di core, e giurati tutti alla Carboneria; e nondimeno tremanti fra le esigenze della rivoluzione e le forme accettate della legalit

È noto che il conte Bubna presentando Carlo Alberto all'arciduca Ranieri adoperasse queste parole: «ho l'onore di presentare a vostra Altezza imperiale e reale, il re d'ItaliaPrima di lasciare il libro del Conte Santarosa mi sia permesso cavarne due notizie, a mio parere utilissime pei tempi che corrono: la prima è, che Antonino Foa, vescovo di Asti, avendo recitato certa pastorale per indurre i suoi diocesani alla osservanza della costituzione, appena restituito il governo assoluto, fu preso e messo in prigione dentro un Convento di Cappuccini, donde non potè uscire senonchè ritrattandosi; della quale cosa tanto si accorò, che indi a breve cessava di vivere. Roma aperse bocca allo strazio che si menava del suo antiste, amico della libert