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Senti, via! Comincierò da noi. La colpa di questa sommossa femminile s'appartiene a noi magistrati; a voi tribuni, che avete condotto anco le donne a muovere le sedizioni tribunizie; a noi consoli, che dovremo ricever leggi da un tumulto di donne. Ed anche alle donne dirò il fatto loro! Che nuova usanza è cotesta di correr fuori e affrontare, come fate, gli altrui mariti per via? Perchè ognuna di voi non s'è volta al proprio? Sapreste per avventura esser più lusinghiere cogli estranei, che co' mariti vostri, più fuori di casa, che in casa? Senonchè, anco in casa, e coi vostri, sarebbe pessima cosa; avendo le leggi nostre saviamente disposto che le donne fossero in potest

Odi dolce providenzia! Tucto questo ho decto a te che s'appartiene, dentro ne l'anima, alla salute vostra, per farti inamorare e vestire col lume della fede, con ferma speranza nella providenzia mia, e perché tu gitti te fuore di te, e in ciò che tu hai a fare speri in me senza veruno timore servile. De la providenzia che Dio usa verso de' poveri servi suoi, sovenendoli ne le cose temporali.

Ed Aristotile nel terzo dell'Etica, dove parla della fortezza, dice che l'esser temerario è vizio, in quanto il temerario presume, oltre alle sue forze, quello che a lui non s'appartiene.

E la ragione è che Giove si chiama in latino Iupiter, il qual noi intendiamo «iuvans pater»: il qual nome, se ben vorremo riguardare, ad alcun altro che a Dio Padre dirittamente non s'appartiene, percioché esso solo dirittamente si può dir padre; percioché, essendo senza avere avuto padre, è delle cose eterne, ed eziando dell'altre, unico e vero creatore e padre; e, oltre a ciò, ad ogni onesta operazione è veramente aiutatore, si può senza il suo aiuto alcuna cosa perfettamente ad effetto recare: e cosí, quante volte in alcuno onesto atto Giove si nomina, possiamo e dobbiamo di Dio onnipotente intendere.

CRISAULO. E che potresti cangiar se non que' panni e quella pelle? o 'l vizio orrendo che non potrá mai mancare in te? poi sai che non possiamo, per noi stessi, cangiar stato e fortuna: ché s'appartiene al ciel. PILASTRINO. Ti vo' insegnare. Avremmo prima a tramutar la robba: verbi gratia, la tua fa' che sia mia. Tu voglio che ti chiami Pilastrino; ed io sarei Crisaulo.