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Chi cerca tastone il cappello, chi appoggiandosi alle muraglie si trascina verso la porta d'uscita; l'uno s'aggrappa all'altro; chi urta, chi spinge, chi s'azzuffa e le panche rovesciandosi con fracasso, pestano senza misericordia i calli della vile moltitudine, e stracciano le gonnelle delle signore.

Quando le dissero che la casa era cinta da un cordone militare, Amalia fece una grossa risata, rovesciandosi come una matta sulla seggiola a sdraio: non così Mario, la cui faccia s'abbuiò, come se un dispaccio della borsa di Parigi gli avesse annunciato essere la rendita calata di tre punti. Accidenti ai cordoni! borbottò, buttando via, con aria di stizza, la sigaretta. Ed io ci ho gusto, invece.

"Ai vostri posti!" gridò la Regina con voce tuonante, e gl'invitati cominciarono a correre verso tutte le direzioni, rovesciandosi gli uni sugli altri: finalmente poterono mettersi in un certo ordine, e poi cominciò il giuoco.

Al mio grido egli fece uno sforzo, accompagnato da due o tre energiche bestemmie, e così lo scoglio in cui stavamo per investire fu, fortunatamente, evitato. Io lo avevo scorto mentre le ondate, rovesciandosi dall'altra parte, lo avevan lasciato per un istante scoperto. Era uno di quelli a fior d'acqua, pericolosissimo. Che cosa è stato? domandò Paolina. Niente.

Si slanciavano alla carica a due, a dieci insieme, a uno a uno, in fondo alla valle, sulle colline, davanti e ai fianchi della carovana, nella direzione del nostro cammino e in direzione contraria, sparando e urlando senza posa. In pochi minuti la valle fu piena di fumo e d'odor di polvere come un campo di battaglia. Da ogni parte turbinavano cavalli, lampeggiavano fucili, sventolavano caic, svolazzavano cappe, ondeggiavano caffettani rossi, gialli, verdi, azzurri, ranciati; scintillavano sciabole e pugnali. Ci passavano accanto ad uno ad uno, come fantasmi alati, vecchi, giovanetti, uomini di forme colossali, figure strane e terribili, ritti sulle staffe, colla testa alta, coi capelli al vento, col fucile disteso; e ognuno, sparando, lanciava un grido selvaggio che gl'interpreti ci traducevano. Guai a te! Madre mia! In nome di Dio! T'uccido! Sei morto! Son vendicato! Altri dedicavano il loro colpo a qualcuno. Al mio padrone! Al mio cavallo! Ai miei morti! Alla mia amante! Sparavano in alto, in terra, indietro, chinandosi e rovesciandosi come se fossero legati alle selle. Ad alcuni cadeva in terra il caic o il turbante; tornavano indietro di carriera, e lo raccoglievano, passando, colla punta del fucile. Parecchi roteavano l'arma al di sopra del capo, la buttavano in aria e la riafferravano con una mano. Eran gesti convulsi, atteggiamenti temerari, urli e sguardi di gente inebbriata che rischiasse la vita con una gioia furiosa. Molti slanciavano il cavallo come se si volessero uccidere; volavano, sparivano e non tornavano che lungo tempo dopo colla faccia stravolta e pallida di chi ha visto in faccia la morte. I più dei cavalli grondavano sangue dal ventre; i cavalieri avevano i piedi, le staffe, l'estremit