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Quivi sospiri, pianti e alti guai risonavan per l'aere sanza stelle, per ch'io al cominciar ne lagrimai. Diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d'ira, voci alte e fioche, e suon di man con elle facevano un tumulto, il qual s'aggira sempre in quell'aura sanza tempo tinta, come la rena quando turbo spira.

Beatrice si affaticò sovente arrampicarsi fino alla parte superiore della inferriata, tentando quinci scuoprire o cima di albero o vetta di colle, che le fossero all'anima come un ricordo della bella natura: e quantunque tre, quattro volte e sei rimanesse delusa, non per questo cessò ritentare; perocchè sia amaro rassegnarsi alla perdita dell'aria, della luce, e della vista del creato, che Dio benigno concesse all'animale più abietto. Dotata d'anima di poeta, capace di rendere eco dalla sua più sottile e recondita fibra alle sensazioni del bello, almeno per le fessure s'ingegnò vedere i colli azzurri, le verdi vallate, il fiume, boa immenso delle acque, che serpeggia per la pianura, ma non le fu dato. Malignamente invidioso di quell'aura di refrigerio, il Conte più volte il giorno, e più sovente nelle ore matutine, mentre un po' di sonno le rinfrescava il sangue infiammato, mandò fabbri, che sospesi a corde aeree (non veduti da Beatrice) martellavano, conficcavano, ristuccavano, ristoppavano, calafatavano, tormentavano insomma con quel fragore continuo, che è propriet

Angiolina da un anno vestiva modestamente; stava ritirata perchè pativa, e solo si assideva a mensa con le compagne quando non poteva schivarne l'impuro contatto. Per lei non più grazie, non più bellezza, non più piaceri; spesso lacrime e lacrime cocenti le cadevano sul volto; ella sentiva un'afflizione invincibile e non sapeva il perchè; quell'aura stessa della casa di Vascello erale divenuta a un tratto irrespirabile, sentiva il bisogno di uscirne e di uscirne per sempre. Ma dove andare? Una volta che capitato era col

Essi erano avvolti da quell'aura profumata e inebriante, sembravano circondati da quel nimbo luminoso con cui l'amore corona la gioventù e la bellezza nell'esordio della passione, il loro silenzio era di una eloquenza strascinante, un fluido magnetico passava nei loro sguardi; e quando si toccavano la mano non dubitavano più.

Quivi sospiri, pianti e alti guai risonavan per l'aere sanza stelle, per ch'io al cominciar ne lagrimai. Diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d'ira, voci alte e fioche, e suon di man con elle facevano un tumulto, il qual s'aggira sempre in quell'aura sanza tempo tinta, come la rena quando turbo spira.

Un tremito spasmodico le percorreva di volta in volta le labbra, a' cui umidi angoli si raccoglieva una lieve e lucente schiuma bavosa. De' grandi occhi azzurrini nei quali palpitava quell'aura epilettica onde lo sguardo si esprime singolarmente tra il terrore e lo spasimo, entro gli orli arrossati delle palpebre ammiccavano di tanto in tanto, come offesi dalla troppa luce.

Talora si richiamava a quell'aura ingannatrice, talora se era più dolce la tristizia che la governava, cantando in voce lamentevole, rivolgevale nel proprio accento l'inno che soleano cantare le abitatrici del monte. Aura soave e queta Che intorno a me t'aggiri E i flebili sospiri Ascolti del mio cor; Amica deh! li reca In sen del caro bene, Narragli le mie pene, Narragli il mio dolor.

Tutti gli aromi d'un gineceo d'Oriente e tutte le esalazioni d'un sotterraneo d'alchimia si condensavano in quell'aura letargica e letale. La fiamma del cero si circondava di quando in quando con quell'alone di nebbia che si vede intorno la luna durante le insalubri notti autunnali.